Felice Giovanni Giuseppe (detto Bepi) di Felice e Fabro Anna, nato il 9 settembre 1905 a Bruckberg in Baviera (Germania). Fornaciaio, comunista. Nasce come il fratello minore Enrico, da famiglia originaria di Buja (Udine) emigrata in Germania per il lavoro stagionale in una fabbrica di mattoni. Dopo aver lavorato nella fornace, nel 1914 allo scoppio della guerra mondiale rientra in Italia con la famiglia, i genitori gestiscono una locanda ad Artegna (Udine). Dal 1919 al 1921 si sposta a Torino con il padre. lavorando come fornaciaio e dopo la partenza del padre, come laminatore alle Ferrerie Piemontesi. In fabbrica aderisce alla Gioventù Socialista, schierandosi per il gruppo di Ordine Nuovo e partecipando alle agitazioni del biennio rosso. Nel 1921, alla sua fondazione, passa al Partito Comunista d’ Italia e ad aprile del 1922, si licenzia e rientra a Buja. Dopo aver lavorato in una fornace a Gorizia, sempre nel 1922, emigra con regolare passaporto in Francia col padre, stabilendosi a Mulhouse (Alto Reno). Lavora come fuochista in una fabbrica di laterizi cambiando più volte località e lavoro come impiegato ad esempio in una fabbrica di fertilizzanti ad Hayange (Mosella). In Francia, è iscritto al Partito Comunista Francese. Ritorna a Buja nel 1924 e ricostituisce la sezione del PCd’I. Chiamato alla leva nella primavera del 1925 è assegnato all’ 8. Alpini, battaglione “Gemona”, a Pontebba (Udine). Dopo il congedo torna in Francia insieme al fratello Enrico e nell’ottobre de 1926, si stabilisce a Valentigney (Aube) dove abita suo zio Luigi, trovando lavoro in una fabbrica di laterizi. L’intera famiglia riesce a riunirsi a Valentigney e Giuseppe riprende i contatti con il Partito Comunista. Nel 1928 si trasferisce nel quartiere di Monplasir a Lione, dove inizia a lavorare in una fabbrica di autocarri, collaborando allo stesso tempo con i gruppi di lingua italiana del PCF. Dopo aver iniziato il nuovo lavoro di muratore, il 12 marzo 1932 sposa civilmente la cugina Stellina, che sarà sua moglie per tutta la vita. Nel 1933 è arrestato per manifestazione antifascista, e ricevuto un decreto di espulsione non lascia il paese. Alcuni mesi dopo è nuovamente arrestato e condannato a 15 giorni di carcere dal tribunale di Vienne (Isère) per non avere lasciato la Francia. Decide di rimanere ancora clandestinamente, proseguendo l’attività nel Partito. Il 17 giugno 1934 nasce il primo figlio Bruno che morirà dopo pochissimo tempo per una malattia cardiaca. A seguito dello scoppio della guerra civile in Spagna, parte da Lione con un gruppo di volontari e nell’ottobre 1936, dopo aver traversato la frontiera senza opposizione da parte dei doganieri francesi, giunge a Figueras in Spagna. Da lì si porta ad Albacete dove già si trova fratello Enrico, partito da Villeurbanne (Lione). Si arruola nelle Brigate Internazionali venendo assegnato alla 1. Compagnia mitraglieri del Battaglione Garibaldi. Dopo un breve addestramento a Madrigueras è inviato a novembre sul fronte di Madrid. Combatte a Cerro de los Angeles, ribattezzato da repubblicani Cerro Rojo, Puerta de Hierro, Città Universitaria e poi a Pozuelo, dove il 5 dicembre 1936 rimane ferito prima da schegge all’occhio sinistro e poi al polmone destro. Viene subito portato a Madrid e successivamente trasferito in ospedale a Cuenca. Il 20 dicembre ètrasferito all’ospedale “Pasionaria” di Murcia ed infine a Orihuela, dove il 25 gennaio è dichiarato invalido di guerra e destinato a lavorare alla base di Albacete come banconiere al bar del Circolo Mercantile. Dopo un’ultima convalescenza a Benissa (Alicante), è rimpatriato in Francia nel settembre del 1937. Arrestato alla frontiera francese è incarcerato per diversi mesi a Perpignano. Rilasciato a dicembre, rientra a Lione e riprende a lavorare come manovale in una fonderia, ma viene nuovamente arrestato, come molti comunisti, alla fine di ottobre 1939 dopo il patto Hitler-Stalin e internato al Vernet, campo B baracca 20. Su indicazione del Partito nel 1941 chiede il rimpatrio. Tradotto in Italia, il 30 agosto 1941 viene arrestato a Mentone e trasferito in carceri diversi fino ad Udine. Deferito alla Commissione provinciale, il 18 dicembre dello stesso anno è destinato al confino a Ventotene (Latina) per cinque anni, insieme a Novello Bon, Giuseppe Buffone, Amberto Masut e Olinto Zaghet perché combattenti antifranchisti in Spagna. Giunge nell’isola nel marzo 1942 e nel settembre dello stesso anno la moglie ottiene il permesso di visitarlo. Liberato a seguito della caduta del fascismo il 15 agosto 1943, rientra a Buja, riprendendo i contatti con il Partito Comunista. Dopo l’8 settembre è attivo nella Resistenza quale ispettore di zona della Divisione Sud-Arzino operante nel settore di Feletto-Venzone-Tarcento e capitano del Battaglione Mazzini. Dopo la Liberazione continua nel suo impegno politico democratico. Muore a Udine il 29 agosto 1979.

Annotazioni: Secondo il questionario AICVAS compilato da Felice (in INSMLI - AICVAS, b.27, fasc.119), sarebbe arrivato in Spagna nel novembre 1936. Una sua biografia è presente nel documento RGASPI. F. 545. op. 6. D. 488