Meirone Ignazio Chiaffredo di Matteo e Mattio Caterina, nato a Torino il 19 gennaio del 1906, da genitori originari dell’alta Valle del Po, antifascista. Di professione meccanico. Il 24 luglio del 1927 si sposa a Torino con Teresa Parato. Espatria in Francia con la moglie nel corso del 1929 (modalità non note) e si stabilisce a Conflans Sainte Honorine, nel Départe ment de Seine-et-Oise. Frequenta gli ambienti dell’emigrazione antifascista e il 25 gennaio del 1938 decide di partire volontario per la Spagna repubblicana. Giunto clandestinamente a Barcellona (nuova base logistica, politica e organizzativa, nonché sede dei comandi e del Commissariato generale delle Brigate Internazionali), viene inquadrato nella 12. Brigata Internazionale Garibaldi, 4. Battaglione, 3. Compagnia. Dopo un limitato periodo di addestramento, nel marzo del 1938 Meirone vive il suo battesimo del fuoco sul fronte aragonese di Caspe. Prende parte agli aspri combattimenti in Aragona (tutto marzo e parte di aprile), che vedono la Brigata duramente impegnata, prima nel tentativo d’arrestare una violentissima offensiva fascista verso il Mediterraneo (raggiunto a Vinaroz intorno alla metà di aprile) e poi nel tentativo a tratti disperato di evitare l’accerchiamento e la distruzione dei reparti. Mentre i franchisti, con il contributo fondamentale dei legionari italiani del Ctv (Corpo truppe volontarie) tagliano in due il territorio repubblicano, poco più a Nord e quasi in parallelo le Brigate Internazionali e altre unità repubblicane sono protagoniste di una drammatica e talvolta caotica ritirata dal settore di Caspe al basso corso dell’Ebro. L’operazione va a buon fine consentendo di salvare l’ossatura delle truppe repubblicane. Successivamente, dopo una inevitabile riorganizzazione dei reparti, molto ridotti e provati, e perciò rinforzati con gli ultimi nuovi arrivi, Meirone combatte ancora nella conclusiva battaglia dell’Ebro (luglio-ottobre 1938). Il 18 settembre, nella fase più dura della controffensiva franchista, viene ferito in combattimento sui bassi ma aspri pendii di una delle Serre della Catalogna meridionale, la Sierra de Caballs o la Sierra de Pandols. Dopo il ritiro dai fronti dei volontari internazionali e la loro smobilitazione, riesce a lasciare la Spagna nella prima decade di febbraio del 1939 ed a ritornare in Francia nel corso della “retirada”. Benché malfermo in salute (in Spagna si era anche ammalato di tubercolosi), viene ugualmente internato in condizioni di assoluto disagio in alcuni dei campi francesi, tra i quali quello di Gurs (Basses Pyrénées). Ne esce solo perché precettato in una Cte (Compagnie de travailleurs etrangers), destinata a lavori stradali e di fortificazione lungo i confini marittimi e terrestri della Francia. Tornato in libertà dopo la disfatta dell’esercito francese nel giugno 1940 e la occupazione nazista della Francia settentrionale, riesce a raggiunge Parigi ed a restare uccel di bosco, nascondendosi nei pressi della capitale. Dopo un certo periodo di clandestinità decide di entrare nei ranghi della Resistenza francese, partigiano combattente in una unità di FTPF (Francs Tireurs et Partisans Français). Dopo la Liberazione gli vengono riconosciuti il grado di sergente e la pensione spettante ai combattenti della Resistenza transalpina. Tornato in Italia con la moglie nel secondo dopoguerra, muore a Torino il 22 luglio del 1965.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata a giugno 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 3201), Archives BDIC – Nanterre (MFM 880/1, Brigades Internationales), Archivio Istituto Storico Regionale Parri – Bologna , Archivio di Stato Civile del Comune di Torino