Farina Iside di Guglielmo e Doni Luigia il 28 maggio 1906 nata a Milano. Impiegata, comunista. Nel luglio del 1933 espatria in Francia con regolare passaporto per raggiungere il padre residente a Bézieres (Herault), che svolge il lavoro di commissionario per la casa editrice italiana Carozzo. Rimane con il padre fino al gennaio del 1936, quando si accompagna all’anarchico marchigiano Corrado Tortolini, futuro combattente antifranchista di Spagna, che lavora per la stessa libreria che occupa il padre. I due si stabiliscono a Sète, che come Bèzierès si trova nel dipartimento di Herault. Il 20 gennaio del 1937 Iside lascia questa località insieme al suo compagno e, transitando per Tolosa, alloggiano presso una pensione veneto-bolognese, nelle vicinanze della stazione ferroviaria, per poi passare in territorio spagnolo e recarsi a Barcellona. Qui Iside presta servizio come infermiera in un ospedale gestito dalla Confederación Nacional del Trabajo (CNT), mentre Tortolini lavora in una fabbrica d’armi. Il 15 maggio del 1938 Iside, senza il suo compagno, ritorna in Francia, passando da Perpignano, come risulta da una sua comunicazione alla famiglia, intercettata dall’OVRA, e si stabilisce a Parigi al 5, Passage Maslier. All’inizio del 1939 Iside conosce Duilio Franci, col quale convive; per sbarcare il lunario aiuta una conoscente francese, tale Cilard, a confezionare pantaloni. Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale è rinchiusa nel carcere di La Tourelle, sempre a Parigi. Nel luglio del 1942 è tradotta in Italia assieme a Duilio Franci ed entrambi sono arrestati alla frontiera. Iside affronta la solita trafila burocratica, per cui è rinchiusa nelle carceri di San Vittore a Milano, dove subisce un interrogatorio. Deferita alla Commissione Provinciale per l’assegnazione al Confino di Polizia, è solamente diffidata e lascia il luogo di detenzione circa tre mesi dopo. Dopo l’8 settembre del 1943 prende contatti con la Resistenza milanese, in particolare con elementi legati alla 3ª GAP. Il 1° giugno del 1944 un colonnello della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) istruisce una pratica, indirizzata al Tribunale Speciale della Repubblica Sociale Italiana, nella quale descrive di aver proceduto all’arresto di numerose persone costituenti una associazione, a suo dire, a delinquere, avente quali scopi: la propaganda sovversiva, l’aiuto ai partigiani e attentati terroristici. Si è individuata la sede dell’attività dei suddetti in Milano, via Lipari n.2, quinto piano in un appartamento ospitante una organizzazione denominata “Gradip”. A dirigerla è Primo Grandelli, che sarà fucilato il 31 luglio 1944 al Campo Forlanini. Egli incautamente ha tenuto nota dei contatti avuti con vari antifascisti in un quadernetto, che permette così alla repressione poliziesca di arrestare parecchi partigiani, tra i quali Iside Farina. Ella è accusata di: “avere partecipato e mantenuto contatti col Comitato ‘Gradip’ e avere tentato di avviare ai partigiani certo Brambilla Luigi”, pertanto è ritenuta colpevole dei reati previsti e puniti dagli articoli 270, 3° CPP e 56 C.P. in relazione al D.L. 25.4.44 n.2. Dalle schede del carcere di San Vittore si viene a sapere che Farina Iside è stata detenuta in quel luogo dal 3 maggio al 17 agosto 1944. In quest’ultima data, con il convoglio speciale n.81, raggiunge il campo di concentramento di Bolzano, registrata con il numero di matricola 3281 e internata nel blocco F. Non si è in grado di precisare se si fermi in quel campo fino alla Liberazione o se sia trasferita a quello di Ravensbruck con il trasporto n.91 del 5 ottobre 1944. In ogni caso, sopravvissuta, dopo la fine della guerra ritorna a Milano, dove continua ad abitare in Via Mac Mahon n.84/A. Non abbiamo altre notizie su di lei, salvo quella che indica il suo decesso avvenuto a Milano il 17 settembre del 1973. I suoi resti sono tumulati al Cimitero Maggiore di Musocco, Reparto 111, colombaro 24.