Falco Chiaffredo di Lorenzo e Arnaudo Maria Nato a Chastelmanh/Castelmagno (Cuneo) il 21 Ottobre del 1910, frazione Kulèt/Colletto, in Borgata Káuri , comunista. Di professione contadino, nell’emigrazione fu anche manovale, minatore e muratore. Citato erroneamente da alcune fonti francesi e spagnole, tutte in evidente difficoltà nel trascrivere il nome Chiaffredo, come Alfredo o Giofredo Falco. In realtà Chiaffredo (Fredu d’Lenchin) è un nome proprio abbastanza diffuso in un’area circoscritta delle valli cuneesi e di pianura saluzzese un tempo soggetta al Marchesato, ma è quasi sconosciuto altrove, tantopiù all’estero. Nato e cresciuto in una borgata di media grandezza (tre piccoli villaggi a un’altezza media di m 1337 s.l.m., lontana dal capoluogo ma piuttosto vicina alla frazione Kulét/Colletto), dotata di scuola e negozio-osteria, cresce in una famiglia di contadini e allevatori. La famiglia Falco era ricordata in zona anche per una attività, specie in una valle che non ha confine con la Francia: quella di passeurs (accompagnatori clandestini di frontiera), esercitata da alcuni suoi componenti. È sicuro che Falco non deve aver incontrato grandi difficoltà quando, nell’ottobre del 1929 decide di espatriare clandestinamente in Francia. Valicata la frontiera, come tanti altri emigranti delle valli cuneesi si ferma dapprima poco lontano dalle montagne e vive per un certo periodo a Cannes (Alpes Maritimes) ma poi decide di trasferirsi a Tolone (Var), sempre lungo la costa provenzale. Momentaneamente esentato dal servizio militare poiché residente all’estero, rifiuta ripetutamente di rimpatriare ogni volta che é raggiunto da uno dei periodici richiami alle armi. Di conseguenza é inevitabilmente iscritto nella Rubrica di frontiera per l’arresto. Il 30 settembre del 1931 viene raggiunto dai tempi lunghi della giustizia italiana: la Regia pretura di Dronero (territorialmente competente, poiché l’espatrio clandestino era avvenuto attraverso il valico del Sutrún/Col Sautron in Val Maira) gli infligge una ammenda pecuniaria per l’avvenuto espatrio. Oltralpe Falco è attivo nell’Upi (Unione popolare italiana), organizzazione di massa creata dai fuo-rusciti comunisti italiani, che arriverà ad organizzare più di 50.000 iscritti ed a pubblicare “La Voce degli Italiani”, il solo quotidiano espresso dall’opposizione antifascista italiana all’estero. All’inizio del 1936 aderisce al Partito Comunista francese ed è attivo nei gruppi di lingua italiana. Chiaffredo Falco parte volontario per la Spagna repubblicana all’inizio di novembre del 1936 e viene in- dirizzato ad Albacete (Murcia), sede di Comandi e del Commissariato generale e principale base lo- gistica e organizzativa delle Brigata Internazionali. Dopo un affrettato addestramento militare nelle campagne circostanti, viene inserito nella 3. Compagnia del Battaglione italiano Garibaldi, con cui combatte in tutto il ciclo delle battaglie difensive intorno a Madrid quasi accerchiata, da Casa de Campo alla Ciudad Universitaria, da Boadilla del Monte a Pozuelo de Alarcon, da Majadahonda e Mirabueno fino alla battaglia del Jarama (7 – 22 febbraio 1937) e, un mese dopo, a quella di Guadalajara (8 – 23 marzo). In questa difficile, sentitissima battaglia, combattuta inizialmente in condizioni di inferiorità ed a temperature molto rigide, i volontari italiani del Battaglione Garibaldi contribuiscono alla durissima sconfitta delle Camice Nere di Mussolini organizzate nel Ctv (Corpo ruppe volontarie). Dal 1º maggio del 1937 fa parte del 1. Battaglione, 1. Compagnia e 3. Sezione della 12. Brigata Internazionale Garibaldi (benché altra fonte affermi che nel 1937 si trovasse invece ad Almansa, la principale base dell’Artiglieria Internazionale. Partecipa all’ offensiva di metà giugno in Aragon (Huesca), quando le Brigate Internazionali tornano alla base portando con sè numerosi caduti e feriti. Poi combatte la battaglia di Brunete (Castilla), alla metà di luglio, ed è nel corso di questa battaglia che viene seriamente ferito in combattimento alla spalla sinistra: una ferita che si rivela abbastanza complessa, con frattura omoplata e limitazione della mobilità dell’arto, presumibilmente riportata il 16 o il 17 luglio a Villanueva del Pardillo. Nella stessa circostanza riporta anche un’apparentemente modesta ferita ad un polmone, che da quel momento condizionerà pesantemente la sua vita. Nel corso della convalescenza viene adibito a servizi ausiliari nella base di Albacete e, più tardi, anche in quella di Quintanar de la Repubblica. Ad Albacete fa domanda di adesione al PcE (Partido comunista de España). La lunga convalescenza ed una laboriosa riabilitazione gli evitano altre dure battaglie in Aragon tra estate e autunno del 1937, la sanguinosa ed inutile offensiva in Extremadura del febbraio 1938 e infine la durissima esperienza dell’offensiva, dello sfondamento fascista in Aragona e delle Brigate Internazionali quasi circondate nel settore di Caspe, tra marzo e aprile dello stesso anno. Torna a combattere nella battaglia dell’Ebro (luglio – ottobre del 1938). Il 30 settembre, mentre inizia la rabbiosa controffensiva fascista, Falco viene ferito per la seconda volta in combattimento probabilmente lungo i bassi ma scoscesi pendii della Sierra de Caballs. Ricoverato nella clinica delle Brigate Internazionali di Mataró (Catalogna), risulta ancora degente il successivo 11 novembre, quand’sono già iniziati il ritiro e la smobilitazione dei volontari delle Brigate Internazionali. Il successivo 7 dicembre, dimesso dalla clinica, viene segnalato a Barcellona: il Sim (Servizio informazioni delle Brigate Internazionali), in considerazione delle incerte condizioni di salute (è debilitato anche per un’incipiente brutta forma di tubercolosi), gli restituisce i documenti e consente il suo ritorno in Francia perché possa farsi adeguatamente curare. Lasciata la Spagna nel momento della retirada repubblicana, all’inizio del febbraio 1939, non riceve cure adeguate. Falco viene infatti internato a San Cebriá de Rosselló/St.Cyprièn (Pirenei Orientali). Poi inizia la guerra mondiale e nel 1940, ritenuto uno straniero indesiderabile, viene rinchiuso nel Campo di Gurs (Basses Pyrénées), dove sosta a lungo nella baracca-ospedale prima d’essere destinato a un duro campo di punizione come quello del Vernet d’Ariège. É nella lista della Commissione armistizio italiana con la Francia per il rimpatrio, ma la burocrazia i si mette di mezzo e le cose vanno per le lunghe. Falco, a sorpresa, sceglie di essere trasferito al nord, sul Canale della Manica, precettato dai tedeschi come muratore. Il 18 dicembre del 1942 arriva però in condizioni di salute assolutamente precarie al Regio Consola-to d’Italia a Parigi: proviene da Le Havre (Seine-Maritime), è senza soldi e privo di documenti, chiede soltanto di essere rimpatriato e viene accontentato. Il 30 dicembre è al valico ferroviario di Bardonecchia, dov’é tratto in arresto e tradotto a Cuneo; nel gennaio del 1943 la commissione provinciale per il Confino di polizia decide di risparmiargli il confino a Ventotene e ne autorizza il ricovero all’Ospedale Militare di Savigliano. Poco tempo dopo ne viene autorizzato il ritorno in famiglia, nella borgata Káuri di Castelmagno, benché sotto stretta sorveglianza. A dispetto della gravità delle condizioni di salute, la burocrazia militare e fascista non si arresta: il 9 febbraio e poi il 22 marzo é raggiunto ben due richiami alle armi cui, in tutta evidenza, non è in grado di ottemperare. Nuovamente ricoverato all’Ospedale sanatoriale Costanzo Carle di Confreria (Cuneo), Chiaffredo Falco cessa di vivere il 29 aprile del 1943. Il congedo per gli obblighi militari mai assolti lo raggiungerà più avanti, quando si trovava già nel piccolo cimitero della frazione Kulèt/Colletto della natia Castelmagno.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata a aprile 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 1935), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Confinati Politici, busta 390), Archivio di Stato – Cuneo (Ruoli matricolari), Archivo Nacional Militar de Avila (E), Armario núm. 005 – Legajo núm. 276 – Carpeta núm. 007, Archivio dello Stato Civile del Comune di Castelmagno, Archivo del PCE (Partido Comunista de España – Madrid): elenco di combattenti comunisti, redatto nell’ottobre del 1938 dalla Sezione Quadri del PCE, Archives BDIC – Nanterre (MFM 880/37 3 880/44, Brigades Internationales. Fonds 545/ 3 e 545/ 3, 723)