Falchieri Antonio di Alberto e Ventura Augusta, nato l’11 aprile 1912 a Pianoro (Bologna), secondogenito dopo Emma, nata il 04 maggio 1910, e prima di Elena, nata il 18 gennaio 1914. Birrocciaio, meccanico, comunista. Il padre Alberto è chiamato alle armi durante la Prima Guerra Mondiale, in fanteria e muore eroicamente il 14 novembre 1916, lasciando sola la moglie con i tre figli piccolissimi. Antonio passa l’adolescenza inizialmente con i cugini Ventura fino a quando, nel 1920, la madre convola a seconde nozze con Paolino. Il nuovo genitore vorrebbe che Antonio imparasse il mestiere dello spaccasassi, in quel periodo molto redditizio, ma l’avvento del fascismo porta Antonio a fare scelte diverse. Nel 1922 nasce l’ultima sorella di Antonio, Isaura, e in quel periodo viene costituita la Cooperativa Fornaciai, con Paolino fra i soci. Suo cugino Nino riporta che Antonio gira sempre con libri sotto il braccio. Sua cugina Loredana ricorda che a casa della madre (la zia Cesarina) passavano persone a lasciare stampati e libri per Antonio. Tra il 1927 e il 1928 altri lutti colpiscono la famiglia: prima viene a mancare la sorella Emma, poi la madre Augusta. Intorno agli anni trenta la Cooperativa Fornaciai sposta la sede alla Casa Buia, tra la Bolognina e Corticella e anche la famiglia di Paolino si trasferisce, in Via del Sostegno. Di quel periodo la cugina Loredana ricorda che il primo maggio, Festa dei Lavoratori, Antonio e altri antifascisti salivano sui pali della luce per issare bandiere rosse. Iscritto dal 1930 alla Gioventù Comunista a Bologna e ricercato dalla polizia, nel 1931 espatria clandestinamente a Parigi, dove è attivo nel Partito Comunista. Nel 1933 è inviato in Urss per frequentare la scuola leninista a Mosca e successivamente lavora in una fabbrica sovietica. In Italia viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento dell’arresto. Partito per la Spagna il 9 novembre del 1936 vi arriva il giorno 22 e diventa commissario politico della 4. compagnia del battaglione Garibaldi. Combatte sul fronte di Madrid a Casa de Campo, Puente de los Franceses, Puerta de Hierro, Pozuelo de Alarçon, Boadilla del Monte, Mirabueno, Majadahonda e Jarama. A Guadalajara, gioca un ruolo importante nella presa del Castello di Ibarra, dove viene ferito al ventre il 13 marzo 1937. E’ poi commissario politico della 1. compagnia del 2. battaglione della brigata Garibaldi. Partecipa alle battaglie di Huesca, Brunete, Estremadura ed Ebro. Nel settembre 1938 è commissario politico col grado di tenente all'ospedale militare di S'Agarò. Passato in Francia nel gennaio 1939, è infine inviato in Urss. Dal 1939 al 1941 lavora a Mosca nella fabbrica di strumenti di precisione “Calibre”. All'entrata dell'Unione Sovietica in guerra si arruola volontario nell'esercito rosso col grado di ufficiale. Destinato alla guerriglia, viene paracadutato in Jugoslavia dove ricopre ruoli importanti nelle formazioni partigiane del maresciallo Tito. Rimane gravemente ferito al petto e a una spalla da una granata tra la fine di marzo e l'inizio di aprile 1945. Viene allora riportato in Unione sovietica dove resta degente in ospedale per oltre tre anni. Dopo la guerra decide di non rientrare in Italia e mette su famiglia a Mosca sposando Tania gli da 5 figli, Emma, Isaura, Oleg, Valentino e Natascia. Per sostenersi economicamente lavora a Radio Mosca come traduttore, conoscendo tante lingue (italiano, francese, spagnolo, russo, iugoslavo). Nella sua autobiografia “Ricordi di un comunista italiano”, Graziano Zappi (“Mirco”) così scrive di Antonio (Capitolo: 1957 — A Radiomosca con Antonio Falchieri):“Antonio Falchieri, di origine bolognese, non si poneva problemi di purezza linguistica nelle sue traduzioni dal russo in italiano. Era sulla cinquantina ma ne dimostrava di più. A lui assegnavano da tradurre le notizie brevi e meno complicate ed era un grosso problema rimettere in sesto i suoi periodi per rendere chiaro e scorrevole quanto si doveva leggere al microfono di Radio Mosca in lingua italiana. I tanti idiomi delle terre dov’era passato si erano frammischiati e sedimentati nel suo linguaggio. Il dialetto bolognese, l’italiano, il francese, lo spagnolo, il catalano, il serbocroato ed il russo avevano dato origine ad una “sintassi falchieriana” che obbligava il “redattore stilista” ad un certo sforzo per ricondurla alla sintassi italiana. Nel vedere Falchieri che seguiva con pazienza ed estrema rassegnazione le correzioni che si apportavano alle sue traduzioni non si poteva certo immaginare che la sua vita fosse stata quella di un impavido ed instancabile combattente”. Dopo la morte di Stalin ed il XX Congresso del PCUS, Falchieri continua ad abitare a Mosca. Dpo aver deciso di rientrare a Bologna su richiesta della sorella Elena, pochi giorni prima di partire, Falchieri muore a Mosca nel 1964.

Annotazioni: Scheda biografica integrata con notizie tratte dall\\\'articolo Antonio Falchieri Una vita avventurosa pubblicato sul sito : https://storiedimenticate.wordpress.com/2012/02/14/antonio-falchieri-una-vita-avventurosa/