Marzocchi Umberto di Aristide e Mainardi Adria, nato il 10 ottobre 1900, Firenze. Libraio, meccanico, impiegato, minatore, anarchico. Il padre è calzolaio ortopedico e la madre levatrice e terziaria francescana. Durante l'infanzia la famiglia si sposta continuamente (Firenze, Montevarchi, Livorno). Quando perde il padre a 16 anni, si trasferisce a La Spezia con la madre ed è assunto come meccanico alla Vickers di Terni, che all'epoca armava la Andrea Doria, ma la sera frequenta i corsi delle scuole di Stato di Arti e Mestieri. Si avvicina agli ideali libertari e durante la guerra mondiale dal 1917 a soli 17 anni è segretario dei metallurgici dell’Unione Sindacale Italiana. Attivo dal 1919 come collaboratore di vari giornali anarchici. Sempre nel 1919 è condannato a sei mesi di carcere per "eccitamento all'odio di classe". Spezia, prima città in Italia, inaugura il Biennio rosso e Marzocchi partecipa alle lotte a fianco del noto agitatore anarchico spezzino Pasquale Binazzi direttore de “Il Libertario”. I tumulti nascono da uno sciopero contro il carovita promosso dagli operai della Vickers. Nel 1920 fa parte del gruppo di anarchici che assalta la polveriera di La Spezia, impadronendosi di due mitragliatrici e diversi fucili. Recatosi a Roma da Argo Secondari aderisce agli “Arditi del Popolo”. Partecipa agli scontri di Sarzana del 1921, nel 1922 si trasferisce a Savona dove lavora in comune come addetto al censimento e partecipa all'attività del movimento libertario e della redazione del giornale omonimo col soprannome di "Lenin". Lì organizza l’incontro tra Malatesta e l’anarchico russo filobolscevico Sandomirsky, giunto a Rapallo a seguito della delegazione russa guidata dal diplomatico Cicerin come addetto stampa. Negli ultimi mesi prima dell’esilio e conosce la coetanea Elvira Angella che sposa il 4 aprile 1922. In una manifestazione cittadina dell’aprile 1922 al Teatro Wanda sostiene un vivace contraddittorio con Giacinto Menotti Serrati, Nicola Bombacci e Umberto Terracini. Nell’estate 1922, con il comune ‘rosso’ invaso dagli squadristi, si apre la caccia al sovversivo. Marzocchi, aiutato dai colleghi, ripara a Finale Ligure e in Francia via mare. Si sposta a Nizza, poi a Lione e Parigi dove lavora come verniciatore in una fabbrica di mobili e viene raggiunto ai primi del 1929 dalla moglie e dalle due figlie. Portatosi Douai nei pressi di Lille, gestisce la “Libreria Moderna” (di proprietà dell’ingegner Carozzo Ettore di Parigi) che vende romanzi a dispense. Da questa città facilita il passaggio della frontiera belga ai celebri anarchici Buenaventura Durruti e Francisco Ascaso. Nel frattempo la moglie ha dato alla luce due bambine: Adria e Marisa, rispettivamente nel 1923 e nel 1926. Arrestato ed espulso, dopo aver scontato cinque mesi di carcere per ricettazione, sarà costretto alla clandestinità. Nel 1926 è nuovamente arrestato ed espulso in Belgio per cui è costretto a rientrare in clandestinità a Lille sotto il falso nome di Buonaventura Della Monica. Nel 1930 è segnalato a Parigi, nel 1932 viene scoperta la sua falsa identità (è noto anche come Casella e Berto) e viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche. Arrestato il 26 aprile 1933, grazie a un'intensa campagna di solidarietà viene assolto e ottiene il permesso di soggiorno provvisorio. Dal 1934 risiede come Gaston Bouillot in Belgio a Bruxelles ma è spesso in Francia dove nel 1935 partecipa al Convegno d'intesa degli anarchici italiani emigrati (presenti Camillo Berneri e Rivoluzio Gilioli), dove è costituito un comitato libertario segreto per procurare armi ai volontari che intendono rimpatriare (Marzocchi vi partecipa come "Zocca"). Partecipa anche a un incontro degli anarchici italiani (nella sede della CGT di Parigi nell'aprile 1935) proprio per fronteggiare l'emergenza espulsioni (insieme con Italo Ragni). Con l'avvio della guerra di Spagna, opera come armiere e da Lille organizza l'invio di armi ai repubblicani. L’attività, scoperta dalla polizia, gli costa l’arresto. Al processo la condanna sarà mite. A ottobre Marzocchi è scarcerato con l’ingiunzione a lasciare il paese nelle 48 ore. Passa il confine franco-spagnolo nell'agosto 1936 a Port Bou. Giunto a Barcellona si arruola nel corpo d'artiglieria, congiungendosi a Huesca con la Sezione italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI come commissario politico e combatte fra il 20 e il 22 novembre sul fronte di Huesca ad Almudevar con Bifolchi. Nel marzo 1937 è ricoverato in ospedale a seguito di un'infezione oculare all’ospedale di Barbastro e risulta in contatto epistolare con Berneri. Non ha modo di partecipare all’ultima azione della Sezione Italiana a Carrascal di Apies contro i franchisti. Il 27 aprile la Colonna si scioglie e il grosso si stabilisce presso la Caserma Spartacus di Barcellona. Tra il 3 ed il 7 maggio a Barcellona si scontrano il governo autonomo della Generalitat e gli anarchici appoggiati dal POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista) un piccolo partito comunista antistalinista. Negli scontri vengono assasinati Camillo Berneri e Francesco Barbieri. Marzocchi che non è a Barcellona durante gli scontri, riconoscerà il cadavere di Berneri all’obitorio del Policlinico dove era stato portato, insieme ad Emilio Scanzi, Vincenzo Mazzone e Fosca Corsinovi, compagna di Francesco Barbieri. Marzocchi partecipa al funerale di Berneri e delle altre vittime italiane alla testa del corteo, portando la bandiera degli anarchici italiani. A seguito della repressione governativa Mazzocchi rientra in Francia nel giugno o nel settembre 1937. Il suo nome risulta in un elenco della polizia di antifascisti da cacciare dal territorio francese. Senza permesso di soggiorno è costretto alla clandestinità e nel 1939 torna al falso nome di Gaston Bouillet risiedendo a Parigi dove continua da aiutare i profughi spagnoli. Secondo altra fonte, è internato insieme con Italo Ragni in un campo di concentramento Nel settembre 1939, si arruola nella Legione Straniera ed è destinato nel febbraio 1940 al centro d'istruzione di Satonays (Lione). Nel 1941 si rifugia sui Pirenei, lavora in miniera a duemila metri, poi è rappresentante di prodotti chimici nella zona del campo di Vernet come copertura per l'attività di soccorso viveri e l'organizzazione delle evasioni degli internati. Entra alla Resistenza francese nella regione di Tolosa, in una formazione mista composta da anarchici, socialisti e comunisti spagnoli e francesi (gruppo 31, Bidon 5). Fra le numerose azioni di guerriglia cui partecipa egli ricorda lo scontro vittorioso contro una colonna tedesca, la liberazione del campo di Vernet. Nell'agosto 1944 entra nelle FFI come vicecomandante di un'unità spagnola mentre svolge l'incarico di reclutatore per un CLN italiano. Solo al termine della II guerra mondiale il 16 ottobre 1945, si riunisce finalmente alla moglie ed alle figlie, stabilendosi a Savona e riprendendo il lavoro presso il Municipio. Autore di numerosi scritti sulla situazione spagnola, dal 1945 aderisce a "Spagna libera". Nel dopoguerra è nel Consiglio nazionale della FAI (Federazione Anarchica Italiana) e impegnato nella corrente Difesa sindacale della CGIL. Nel 1971 è designato Segretario dell’Internazionale delle Federazioni Anarchiche (IFA), carica che ricopre per 12 anni. Nel 1987 ormai quasi ottantenne subisce il suo ultimo arresto in Spagna durante una riunione anarchica internazionale. Fra le altre cariche: è presidente dell'ANPPIA di Savona, presidente provinciale dell'ANPI, vicepresidente nazionale dell'AICVAS. Muore a Savona il 4 giugno 1986.

Annotazioni: Scheda biografica che include Informazioni biografiche reperite nella banca dati ISGREC sui volontari antifascisti toscani in guerra di Spagna: http://gestionale.isgrec.it/sito_spagna/ita/all_ita_details.asp?offset=240&id=2613