Donini Ambrogio di Pierluigi e di Irene Giaccone, nato a Lanzo Torinese (Torino) l’8 agosto del 1903, probabilmente durante la villeggiatura dei genitori (padre Ufficiale di Artiglieria nel Regio Esercito e madre di agiata famiglia piemontese) in una villa in Regione Grange. Residente a Roma è studente universitario ed allievo prediletto di un grande eretico, lo storico delle religioni Ernesto Buonaiuti, consegue giovanissimo la laurea in lettere e nel 1925 ottiene la libera docenza in Storia del Cristianesimo all’Università La Sapienza” di Roma. Una delle conseguenze immediate dei suoi studi sulla Storia delle religioni è l’abbandono definitivo e totale della fede cattolica e di ogni prassi devozionale. Esente da obblighi militari in quanto non vedente dall’occhio sinistro, alla fine del 1926 Donini aderisce al Pcd’I (Partito comunista d’Italia). All’inizio dell’anno successivo lascia l’Italia per raggiungere a Parigi il nucleo dirigente del Partito Comunista in esilio. Nominato responsabile del lavoro editoriale del partito, vive temporaneamente anche Bruxelles, in Belgio, oltre che in Gran Bretagna, a Cambridge e Northampton. Proprio in quest’ ultima località sposa nel 1933 la giovane militante comunista russa Olga Iahr, che due anni prima, nel 1931, gli aveva dato un figlio. Con la moglie lascia poi l’Inghilterra per ritornare in Francia dove vive a Sèvres ed infine a Saint Maurice, nella periferia Est della capitale, poco distante dal bosco di Vincennes. Come responsabile delle edizioni del partito è spesso impegnato in brevi soggiorni in paesi come il Belgio, gli USA e l’URSS (per limitarsi al solo 1935). Sovente si tratta di autentiche missioni politico-diplomatiche. Durante uno di questi viaggi, nella prima metà del 1937 raggiunge la Spagna, piombata da un anno in piena guerra civile. In missione ufficiale per il Partito, Donini non ricopre ufficialmente alcun incarico militare o politico, eccezion fatta per una brevissima parentesi a metà luglio presso il Comando della 12. Brigata Internazionale Garibaldi (nel corso della durissima battaglia di Brunete o del Guadarrama). I suoi compiti sono altri e Donini li affronta con la consueta autorevolezza: stringe importanti accordi editoriali e partecipa attivamente alle prestigiose assise del mondo della cultura, che comincia ad avvertire nuvole minacciose addensarsi sulle teste di tutti. Partecipa così attivamente al II Congresso Mondiale degli scrittori per la difesa della cultura, che si tiene non casualmente a Madrid e da cui giunge il sostegno aperto e militante di intellettuali famosi di tutto il mondo alla causa della Repubblica. Collabora inoltre ad iniziative nel settore della propaganda antifascista, indirizzata alle Camicie Nere fasciste del Ctv (Corpo truppe volontarie), inviato da Mussolini in aiuto del dittatore spagnolo Francisco Franco e ad alcune trasmissioni radiofoniche indirizzate all’Italia fascista. Ritornato a Parigi dopo la conclusione del congresso, si stabilisce con moglie e il figlio in Boulevard Soul. Riprende la direzione delle Edizioni del partito e collabora per breve periodo con il quotidiano La Voce degli italiani (l’unico quotidiano espresso dal fuoriuscitismo antifascisti all’estero), diretto allora da Giuseppe Di Vittorio (Mario Nicoletti), di cui diventa capo-redattore. Nel corso del 1938 compie anche un breve viaggio per il Partito negli USA (si tratta di un ritorno, in quanto c’era già stato dieci anni prima grazie a una borsa di studio dell’Università di Harvard). Il ritorno in Francia (fine settembre del 1938) lo costringe a fare i conti con i cambiamenti profondi nella già difficile vita di un partito attraversato dal sospetto e sottoposto alla gestione epuratrice posta in essere dal vertice del Centro estero e cioé da Giuseppe Berti. Sostituito in redazione da Felice Platone ed in casa editrice da Giorgio Amendola, Donini fa ritorno a Barcellona alla fine dell’anno per definire con Togliatti un importante progetto editoriale legato alla pubblicazione dei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci. Rientrato fortunosamente in Francia da Port-Bóu all’inizio di febbraio del 1939 (la retirada iniziata con i franchisti ormai a ridosso del confine pirenaico e i profughi mitragliati e bombardati lungo strade e sentieri dalla Aviazione Legionaria fascista), fa ritorno a Parigi, ma riparte subito per un’ultima missione in Tunisia. A fine marzo del ’39, si imbarca con la famiglia dal porto di Le Havre alla volta degli States. Vi rimane per la intera durata del conflitto e oltre, fino al 21 settembre 1945, quando si imbarca alla volta dell’Italia a bordo di un mercantile che trasporta carbone a Napoli. Al termine di una traversata a dir poco avventurosa, viene sbarcato ad Ancona, da dove può finalmente raggiungere Roma. Ripreso l’insegnamento universitario e gli studi sulla storia delle religioni (che non tarderanno ad assicurargli chiara fama in tutto il mondo), è fra i dirigenti più prestigiosi del Partito. Direttore degli Editori Riuniti (la casa editrice del Partito), fino a quando è nominato Ambasciatore d’Italia in Polonia e senatore comunista per due legislature, è anche Vice-direttore del settimanale di politica e cultura “Rinascita” (diretto da Palmiro Togliatti), nonché direttore della Fondazione Antonio Gramsci. Autore di diverse pubblicazioni attinenti alla sua materia di insegnamento, ci ha lasciato un bellissimo Lineamenti di Storia delle Religioni (Roma, Editori Riuniti, 1964). Muore a Rignano Flaminio (Roma) il 9 giugno del 1991.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana edita nel volume Sul fronte di Gandesa realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI (Fondo Archivio Aicvas – Milano), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 1847, fascicolo 128949), Archivio del Comune di Lanzo Torinese, altre informazioni nel volume autobiografico Sessant’anni di militanza comunista – Milano, Teti Editore, 1988, grazie, infine, all’amica Silvia Marchisio per le sue più puntuali ricerche nell’Archivio del Comune di Lanzo