Di Vittorio Giuseppe di Michele ed Errico Rosa, nato l’11 agosto 1892 a Cerignola (Foggia). Contadino, giornalista, sindacalista, comunista. Il padre Michele è un lavoratore dei campi e tutta la famiglia è costituita da braccianti agricoli. Nel 1902 il padre muore in seguito a malattia e lui è costretto ad abbandonare la scuola elementare per essere avviato al lavoro nei campi come bracciante. Conosce fame e sfruttamento, e già a 12 anni diventa membro attivo delle prime organizzazioni sindacali contadine. Nel maggio 1904 partecipa ad una manifestazione di lavoratori agricoli, durante la quale interviene la polizia. Quattro lavoratori vengono colpiti a morte e fra questi un suo giovane amico quattordicenne, Antonio Morra. Divenuto segretario del Circolo giovanile socialista di Cerignola, subisce il primo processo politico nel 1910, a seguito di una manifestazione per ottenere libri gratuiti per le scuole serali. Schieratosi già dal 1911 con il sindacalismo rivoluzionario, nel 1912 è un membro autorevole della Camera del Lavoro di Cerignola aderente all’USI (Unione Sindacale Italiana), di cui diventa membro del Comitato Centrale. Nel 1914, ricercato dalla polizia in seguito ai fatti della “settimana rossa” a Bari, è costretto a riparare a Lugano. Lì prende contatto con molti fuoriusciti italiani e ne approfitta per studiare in modo sistematico. Rientrato in Italia, nel 1915, a seguito di un’amnistia, è richiamato in guerra nei bersaglieri, e dopo aver partecipato a parecchie azioni belliche rimane ferito nell’offensiva dei Sette Comuni nel Trentino. Dopo la sua guarigione, per il suo passato di "sovversivo", dopo un lungo peregrinare, viene inviato a Bardia, in Libia. Rientrerà in Italia tra gli ultimi, nell’agosto del 1919. Il 31 dicembre sposa Carolina Morra da cui avrà due figli, Baldina, che nasce a Cerignola il 6 ottobre del 1920, e Vindice che nasce a Bari il 21 ottobre 1922. Nel primo dopoguerra è dirigente della Camera del Lavoro di Bari. Eletto deputato per il Partito Socialista nel 1921, si stabilisce a Roma dopo ripetute aggressioni dei fascisti pugliesi. A Bari promuove la costituzione dei gruppi locali di autodifesa, gli Arditi del Popolo che guida contro le squadre fasciste. Passato al gruppo terzinternazionalista dei socialisti, nel 1924 dopo essere stato rieletto deputato, passa al Partito Comunista e nel 1925, dichiarato decaduto da deputato, è arrestato e incarcerato per sei mesi. Deferito al Tribunale Speciale è condannato in contumacia a 12 anni di carcere, ma riesce a fuggire, riparando nel 1926 in Francia, a Parigi, dove dirige i Comitati Proletari Antifascisti, organizzati dal PCd'I per l'accoglienza degli emigrati antifascisti. In Italia è inserito nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per la procedura di arresto. Fra il 1928 ed il 1930 è in Urss, quale rappresentante del PCd'I presso l'Internazionale Contadina, poi rientra a Parigi nel 1930 per far parte del Comitato centrale e dell’Ufficio Politico del PCI, per assumere poi l'incarico di responsabile della CGIL clandestina. Allo scoppio della guerra civile in Spagna, a seguito della decisione del Comitato Esecutivo dell’Internazionale Comunista, nella sessione del 16 e 19 settembre 1936, di avviare il reclutamento di volontari internazionali, Di Vittorio alla fine di settembre è nominato parte del “triumvirato” incaricato di gestire i volontari nella sede di Albacete. Andrè Marty è il comandante in capo delle Brigate Internazionali, Luigi Longo è l’ispettore generale e Di Vittorio diviene il capo dei commissari politici, scelto per il suo prestigio e per le sue doti di oratore, propagandista e organizzatore. Con il nome di “Mario Nicoletti” giunge ad Albacete prima del 14 ottobre 1936, data dell’arrivo del primo contingente di circa 500 volontari. Ad Albacete lavora con Marty e Longo per attivare la Posta, con un sistema di censura della corrispondenza, e l’Ufficio Intendenza per ricevere gli aiuti internazionali. e organizza la prima Brigata Internazionale, la XI, formata da tedeschi francesi, belgi e polacchi, di cui assume anche il ruolo di commissario politico. Il 3 novembre pubblica sul quotidiano “Claridad” di Madrid l’articolo “La Brigada Internacional saluda a España”, la prima presentazione pubblica delle Brigate, che esalta la composizione pluralista di questo corpo come espressione del Fronte Popolare. Lo stesso giorno l’XI Brigata è mandata sul fronte di Madrid, dove giunge l’8, e Di Vittorio arriva nella capitale con i suoi uomini. Pur a Madrid Di Vittorio come capo dei Commissari Politici, partecipa all’organizzazione della XII Brigata che include gli italiani del Battaglione Garibaldi, che viene schierata a Madrid il 13 novembre. La presenza al fronte di Di Vittorio è documentata nella Città Universitaria, Casa de Campo, Pozuelo, Boadilla del Monte, Majadahonda, Las Rozas e Arganda. Parallelamente svolge un’ampia attività di propaganda per esaltare il ruolo delle Brigate Internazionali. Il 12 novembre 1936 partecipa nel suo primo intervento pubblico ad una grande manifestazione nel cinema Monumental di Madrid, parlando in italiano, insieme al segretario del PCE Josè Diaz, Enrique Lister e Vittorio Vidali. Nel suo intervento Di Vittorio incoraggia alla resistenza gli abitanti della capitale sostenendo che tutto il mondo è con loro attraverso le Brigate Internazionali e che la vittoria in Spagna schiaccerà il fascismo in tutto il mondo. Il 17 novembre compare su “Mundo Obrero” un’intervista a Di Vittorio dal titolo “ Chi sono gli eroi delle Brigate Internazionali” in cui compare una sua fotografia che lo riprende in uniforme militare, dove ancora esalta le Brigate come strumenti di lotta contro il fascismo internazionale nell’ambito dei Fronti Popolari e della difesa dell’ URSS. Nella stessa intervista esalta il Generale Klèber come eroe della resistenza di Madrid contro i fascisti, contribuendo a costruire il mito popolare a favore del militare, anche se i rapporti personali tra i due rimarranno sempre conflittuali. Il 24 novembre 1936 pubblica un articolo su “Claridad”, organo del sindacato UGT, dal titolo “La 12 Brigada Internacional defenderà a Madrid como a su proprio pueblo”, in cui esalta il ruolo della XII Brigata Internazionale. Allo stesso tempo opera come corrispondente del giornale antifascista italiano a Parigi “il Grido del Popolo”. L’ultima apparizione pubblica di Di Vittorio in Spagna è il 2 dicembre 1936 al cinema Royalty di Madrid, quando partecipa con un discorso in italiano alla commemorazione del caduto Hans Beimler, commissario politico del battaglione Thaelmann. A questo punto Di Vittorio si impegna a mantenere i rifornimenti per la XI e XII Brigata che scarseggiano a favore delle Brigate neo costituite, XIII, XIV e XV, arrivando ad una accesa discussione con Marty. L’aggravamento delle sue condizioni di salute, unitamente ai dissidi con Marty e Walter, portano al suo rientro in data imprecisata del 1937 in Francia dove trascorre alcuni mesi di convalescenza. Ripresa l’attività politica, assume la direzione de "La Voce degli Italiani", quotidiano antifascista organo dell’UPI (Unione Popolare Italiana), divenendo una della più importanti figure propagandistiche del comunismo italiano e del movimento antifascista. Dalle pagine del giornale continua a sostenere nei suoi editoriali la Repubblica spagnola. Nel corso della II guerra mondiale, dopo l’occupazione della Francia da parte dei tedeschi è arrestato nel '41 e tradotto in Italia. Arrestato alla frontiera, è deferito alla Commissione Provinciale che lo assegna la confino a Ventotene. Nel 1943 è liberato dal governo Badoglio. Entrato in clandestinità dopo l'occupazione tedesca di Roma, Di Vittorio è tra i protagonisti, con Bruno Buozzi e Achille Grandi, del dialogo per la rinascita del sindacato unitario italiano. Negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale, prende parte alla Resistenza tra le file delle Brigate Garibaldi. Nel 1946 è Deputato della Costituente e segretario generale della CGIL dal 1944 fino alla morte. Colpito da un primo infarto nel 1948 e da un secondo nel 1956, il terzo lo stronca all'età di 65 anni a Lecco il 3 novembre del 1957 poco dopo un incontro con alcuni delegati sindacali. È sepolto nel Cimitero del Verano in Roma.