Del Proposto ltalo di Francesco e Grifoni Emilia, nato il 18 febbraio 1901 a Roma. Stuccatore, anarchico. Frequenta solo la prima classe elementare. Nel primo dopoguerra fa parte degli Arditi del Popolo che messi fuori legge e duramente repressi riescono a mantenere ancora un ruolo essenziale fino alla primavera-estate 1922, solo in alcune città dove hanno messo profonde radici, come Roma, in cui Del Proposto esercita attiva propaganda e dove viene arrestato perché trovato in possesso di una rivoltella mentre si reca al comizio del 1° maggio. Nel giugno 1926 viene fermato perché trovato in possesso di volantini antifascisti. Processato il 2 dicembre del 1926, è condannato a dieci mesi di carcere e cinque anni di confino a Ustica e Ponza. Nel gennaio del 1930 viene liberato ma è nuovamente confinato a Ponza nel 1932 per tentato espatrio clandestino. Liberato condizionalmente il 14 novembre 1932, in occasione del decennale dell’avvento al potere del fascismo, si reca clandestinamente in Francia, continuando qui la sua intensa attività e per questa ragione risulta iscritto in Rubrica di Frontiera e nel Bollettino delle Ricerche. Dopo il 1935 risulta trasferitosi in Algeria da dove parte per raggiungere la Spagna e unirsi alla guerra antifranchista. Prima di partire da Marsiglia scrive il 29 agosto 1936 alla madre Emilia Grifoni: ”Quello che vado a fare...è un dovere di tutti quelli che amano ancora e vogliono il bene dell’umanità”. E’ arruolato come capo mitragliere nel 10. scaglione - gruppo Schirru - della Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI, combatte a Monte Pelato. Nell'agosto 1937, dopo una convalescenza di cinque mesi per una pleurite, entra a Marsiglia con il passaporto a nome Calabresi Italo. Si imbarca poi per la Tunisia, ma da Tunisi rientra nel 1939 nuovamente in Francia. Viene dapprima arrestato per infrazione all'espulsione e poi internato a Vernet d’Ariege, dal gennaio 1940. Ammalatosi scrive una lettera ai familiari dal campo di Vernet. “Date le mie condizioni fisiche, non riuscirò a sopportarlo (il regime del campo): ragione per cui preferisco tornare in Italia affrontando dignitosamente le conseguenze delle mie ideologie. Vi prego di non interpretare questo mio ritorno ad una disillusione della mia fede ideologica...Il fattore principale, e direi quasi unico, è il mio stato fisico” Tradotto in Italia, afflitto ancora da una bronchite ormai divenuta cronica, è arrestato al confine. Portato in carcere a Roma è deferito alla Commissione Provinciale che lo assegna al confino a Ventotene. Alla caduta del fascismo invece di essere liberato è trasferito al campo di Renicci d'Anghiari (Arezzo) da dove evade nel settembre 1943 riparando a Roma. S’ignorano data e luogo di morte.

Annotazioni: Scheda biografica integrata con informazioni del Dizionario Biografico on line degli Anarchici Italiani https://www.bfscollezionidigitali.org/collezioni/6-dizionario-biografico-online-degli-anarchici-italiani