Del Fanti Angiolino di Ultimo ed Eurosia Maria nato) il 2 luglio 1906 a Monza (Milano oggi Monza-Brianza). Postino, antifascista. La documentazione relativa alla sua vita è frammentaria e lacunosa. La famiglia si compone dei genitori e dei tre figli Giuseppe, Bruna Egle e Angelino: di quest’ultimo non si conosce quale istruzione abbia ricevuto. Tra il 1926 e il 1928 risulta prestare il servizio di leva presso la Compagnia Distrettuale di Torino. Dopo il congedo, raggiunge la famiglia, che nel frattempo si è trasferita in Svizzera a Zurigo in Limmatstrasse n.56. Tornato in Italia, lo si trova coniugato con Ginetta Santagostino, con la quale va ad abitare a Cesano Maderno, in provincia di Milano, dove trova lavoro presso la Regia Amministrazione Postale. Nel 1936 la moglie, in conseguenza di una gravidanza difficile, muore di parto dando alla luce una bambina, che viene a mancare un mese dopo. Angiolino, drammaticamente colpito dalla duplice disgrazia, dopo qualche tempo per reagire si determina a raggiungere nuovamente la madre in Svizzera, che nell’autunno del 1936 lo aiuta a recarsi in Francia. Nel dicembre dello stesso anno Angiolino parte per la Spagna determinato a combattere in favore della Repubblica Spagnola. Non si sa come raggiunga il territorio iberico, probabilmente fa il viaggio in treno da Parigi a Perpignano dove, aiutato dalle organizzazioni antifasciste locali, passa la frontiera catalana, e poi raggiunge Albacete, sede delle Brigate Internazionali. Angiolino è inquadrato con il grado di tenente nella Compagnia Italiana del “Battaglione Senza Nome” altrimenti conosciuto anche delle “Nove Nazioni”, facente parte della XIV Brigata Internazionale in formazione. Questa unità militare raffazzonata, mancante di quadri ufficiali all’altezza e con preparazione militare approssimativa, è avviata incautamente sul fronte di Cordoba, dove affronta una battaglia iniziatasi il 24 dicembre dello stesso anno, e conclusasi in un vero e proprio massacro. In questo scontro militare la Compagnia, di cui Angiolino fa parte, perde oltre un centinaio di effettivi della maggioranza dei quali si ignorano le generalità, compresi il comandante militare Giovanni Bocchi e il commissario politico Amleto Locatelli. Alcuni soldati, presenti nella battaglia, riescono a sopravvivere, nonostante l’accerchiamento e l’insipienza dei comandi militari di battaglione, attraversando su zattere o a nuoto il fiume Guadalquivir. Cinque combattenti della citata Compagnia Italiana, fatti prigionieri, sono fucilati il 29 dicembre 1936 nel cortile del carcere di Cordova. Nell’aprile del 1937, lo Stato Maggiore della XIV Brigata Internazionale, fa arrestare e degradare a soldato semplice Angiolino per motivi non chiaramente definiti. La sequela di disgrazie e di avvenimenti sconvolgenti, sopportati nel suo recente passato, non hanno contribuito certamente a indirizzarlo verso una condotta lineare irreprensibile, cosa di cui paga le conseguenze. Il 6 giugno del 1937, recuperata la libertà di azione, cerca di entrare a far parte della 70ª Brigata Mista repubblicana. In questa unità militare è accettato, ma in seguito, non si sa quando, diserta cercando di ritornare in Francia. Alla frontiera di Port Bou è arrestato e, rinchiuso nel carcere delle Brigate Internazionali a Castelldefels (Barcellona) l’8 aprile 1938 fino al settembre dello stesso anno. Dopo il periodo di detenzione nelle carceri repubblicane, afferma in una sua successiva testimonianza scritta, di essere stato ferito ben tre volte, sia pure in modo non grave, nelle vicende del conflitto spagnolo. Non si sa quando sia rimesso in libertà e lasci il territorio iberico Tornato in Francia, lo si dice internato in un Campo di concentramento di Perpignano non meglio precisato. In una lettera del 4 febbraio del 1939, essendo in contatto epistolare con la madre ed essendo erede dei beni della moglie, scrive dicendosi disponibile a firmare una procura in favore della stessa per incassare la cifra di 18.000 lire rimasta in sospeso. Come contropartita chiede, sempre alla madre, che gli si invii una somma, tale da permettergli di pagarsi il viaggio per recarsi oltre oceano. In quel Campo di Perpignano, gode di una certa libertà, poiché è in grado di contattare avvocati e di scrivere lettere. Nel marzo del 1939 riesce a raggiungere Parigi, e, attraverso un suo compagno di cella del carcere di Barcellona, l’anarchico Libero Mariotti, è messo in contatto e presentato a comitati anarchici locali. Intanto, denunciando in questo caso una certa inefficienza, l’OVRA pubblica in data 20 aprile del 1939 nel “Bollettino delle Ricerche- Supplemento Sovversivi” con il n.0319 la richiesta di arresto del Del Fanti, arruolato nelle milizie rosse spagnole, su disposizione del Questore di Milano. Del Fanti che si trova a Parigi disoccupato, s’ingegna a trafficare in passaporti autentici cubani in bianco, di cui fa commercio, approfittando di una situazione nella quale abbondano persone senza documenti e apolidi. In questo traffico è sospettato di appropriazione indebita ed è messo sotto inchiesta nell’ambiente politico anarchico. Siccome il terreno gli scotta sotto i piedi, riesuma il progetto di recarsi in America e, ritenendo di potersi imbarcare con più facilità in Belgio, si reca ad Anversa. Raggiunta questa città, è arrestato per vagabondaggio, ed è riscontrata la falsità dei suoi documenti e il 10 novembre 1939 il tribunale locale lo condanna a tre mesi di reclusione, scontati i quali è messo in soggiorno obbligato nella colonia di Beneficenza di Merksplas: qui resta fino al luglio del 1940. Intanto il Belgio è invaso e occupato dalle truppe naziste e per questo un’accettabile legalità viene meno. Per quello che riguarda le successive vicissitudini di Angiolino, con una impostazione decisamente ottimistica, si spera che sia riuscito a realizzare la sua speranza di costruirsi una nuova vita oltreoceano. Non sappiamo però se sia riuscito ad esaudire tale desiderio, e non siamo in grado di aggiungere altro, neppure il luogo e data di morte.