Lussu Emilio di Giovanni e Mereu Lucia, nato il 4 dicembre 1890 ad Armungia (Cagliari). Avvocato e scrittore, aderente a Giustizia e Libertà. Laureato in giurisprudenza, è favorevole all’entrata in guerra contro l’Austria. Ufficiale durante la prima guerra mondiale partecipa come capitano di fanteria della Brigata "Sassari". Pluridecorato, descriverà le sue esperienze e la sua presa di coscienza antimilitarista nel libro “Un anno sull’altipiano”. La Sardegna post-bellica, gravemente impoverita dal conflitto, è terreno fertile per l'azione politica del Partito Sardo d'Azione, fondato nel 1921 da Lussu, Bellieni ed altri ex combattenti. Lussu è eletto deputato nelle elezioni del 1921 e del 1923, il periodo di ascesa del movimento fascista. Dopo il delitto Matteotti, partecipa alla «secessione aventiniana». Nel 1926 è dichiarato decaduto dal mandato parlamentare e viene perseguitato dai fascisti: il 31 ottobre 1926 è aggredito in casa da squadristi sardi e per legittima difesa è costretto ad uccidere uno degli assalitori. Incarcerato dopo 13 mesi è assolto in istruttoria per legittima difesa ma confinato per cinque anni a Lipari. Nel 1929 evade dal confino portandosi in Francia insieme a Carlo Rosselli e Fausto Nitti. Nell'autunno di quell'anno Lussu partecipò alla costituzione del movimento Giustizia e libertà, impegnandosi particolarmente nell'attività organizzativa e di propaganda tra gli emigrati italiani. Agli inizi del 1933 si aprì all'interno di Giustizia e Libertà una discussione tra chi avrebbe voluto caratterizzarla come un movimento o una federazione di gruppi e chi, come il Lussu, avrebbe invece preferito darle la struttura di un vero e proprio partito. La divergenza sulle forme di organizzazione ne sottendeva in realtà un'altra che riguardava l'orientamento politico, come emerge chiaramente nel 1934 in seguito alla crisi della Concentrazione antifascista, cui GL aveva aderito nel 1931. Lussu vuole trasformare GL nel nuovo partito socialista, democratico, repubblicano e federalista, prevalentemente non marxista, classista e libertario, che avrebbe dovuto prendere il posto del Partito socialista italiano (PSI) e promuovere l'unificazione di tutte le correnti socialiste. Tale prospettiva prendeva le mosse dalle sferzanti critiche da lui rivolte allo stesso PSI e al Partito comunista d'Italia. Ai socialisti il Lussu rimprovera l'inconcludenza e la passività davanti al fascismo, mentre i comunisti, ai quali pure riconosce tempra rivoluzionaria e sacrificio nella lotta ideale, gli appaiono sottomessi al volere di Mosca e assertori dogmatici di un'utopia che nella pratica si traduceva nella negazione della democrazia e della libertà. Questi duri giudizi suscitarono le risentite reazioni di comunisti e socialisti, mentre la prospettiva politica indicata dal Lussu per Giustizia e Libertà incontra la decisa avversione di Salvemini e dei principali esponenti della corrente liberaldemocratica del movimento come Cianca e Tarchiani. L'andamento del dibattito interno, che dal 18 maggio 1934 si trasferisce anche sulle pagine del nuovo settimanale Giustizia e libertà, non soddisfa Lussu, che ricava l'"impressione d'uno smarrimento o scoloritura, nel giornale e nell'iniziativa politica, dei postulati ai quali in passato Rosselli aveva aderito", a cominciare dal carattere socialista del movimento. Verso la fine dell'anno, anche per l'aggravarsi di una malattia polmonare che lo costringe a trasferirsi per un periodo di cure in Alta Savoia, il Lussu si estrania dal dibattito. Il 2 dicembre scrive a Rosselli che non intende più continuare nelle polemiche, anche perché "tutta l'essenza della divergenza è questa: che io sono il solo socialista di GL o almeno fra quanti di voi stanno a Parigi. Io sono socialista e voi non lo siete: ecco tutto" (Lettere a Carlo Rosselli). All'inizio del 1935 si dimette dal comitato centrale di GL, che a suo parere era ormai in discredito tanto presso la borghesia quanto presso il proletariato e vive unicamente sul prestigio degli anni passati. A questo punto Lussu auspica l'unità di tutte le correnti socialiste in un solo partito non essendo ancora ipotizzabile, dati i molti motivi di contrasto, la pur necessaria unità politica di tutto il proletariato. Una tale prospettiva diviene meno aleatoria nel 1936 con il superamento da parte comunista della teoria del "socialfascismo", l'avvio della politica di unità d'azione con la vittoria nel 1936 dei fronti popolari in Spagna e in Francia e la solidarietà con la Repubblica spagnola. Dopo circa due anni di silenzio critico, una delicata operazione e una lunga degenza nei sanatori svizzeri, Lussu trova così una forte motivazione per riprendere in pieno l'attività politica. Con una serie di sei articoli apparsi in Giustizia e libertà rilancia con convinzione e passione lo slogan di Rosselli ("Oggi in Spagna, domani in Italia"). Deciso a raggiungere egli stesso la Spagna è tuttavia trattenuto in sanatorio e solo nel maggio 1937 può fare ritorno a Parigi, dove esamina con Rosselli le prospettive di GL. Entrambi sono convinti della necessità di unificare il proletariato italiano, ma, mentre Rosselli presume di poter trattare direttamente con i comunisti, per Lussu occorre prima realizzare una federazione di tutti i partiti e movimenti socialisti. Alla fine di maggio 1937 Lussu riesce finalmente a recarsi in Spagna, sul fronte di Huesca, ma deve rientrare dopo pochi giorni, alla notizia dell'uccisione di Carlo e Nello Rosselli. Lussu si trova a essere il leader naturale di GL e ne accentua la caratterizzazione socialista, suscitando le forti resistenze di altri dirigenti. Il tentativo di fare di GL un movimento proletario, anziché una forza in grado di mobilitare l'antifascismo democratico e liberale, indispone anche i comunisti, che dalle pagine de Lo Stato operaio rivolgono un duro attacco ai giellisti e Lussu in particolare. Il 14 giugno 1940, mentre le truppe tedesche entrano a Parigi, Lussu abbandona la capitale e si trasferisce, con la moglie Joyce Salvadori (sempre coraggiosamente al suo fianco negli anni della clandestinità e dell'esilio), in un piccolo villaggio ai piedi dei Pirenei, nell'estremo Sud della Francia. Nella tarda estate raggiunge Marsiglia per organizzare l'imbarco clandestino degli antifascisti più esposti e minacciati e nel giugno 1941 si trasferisce a Lisbona, allo scopo di far espatriare negli Stati Uniti un gruppo di loro, bloccato a Casablanca. Nel gennaio 1942 si trasferisce a Londra, da dove a marzo raggiunge gli Stati Uniti. Rientrato clandestinamente a Marsiglia nell'estate 1942, ha una serie d'incontri con il dirigente comunista Giorgio Amendola. A dicembre è costretto a lasciare Marsiglia; ripara a Lione e mentre tenta di entrare in Svizzera è arrestato dai Tedeschi ad Annemasse (Alta Savoia), insieme con la moglie: tuttavia, non essendo stati riconosciuti, vengono rilasciati. Dopo la caduta del fascismo tenta di rientrare in Italia e vi riesce ad agosto 1943, portandosi a Roma. Nel settembre partecipa a Firenze alla prima riunione nazionale del neonato Partito d’Azione dove confluisce Giustizia e Libertà. Dopo l’8 settembre Lussu è uno dei capi della Resistenza romana, organizzando nella capitale nuclei armati di Giustizia e libertà. Parlamentare per varie legislature sarà ministro nei governi Parri e De Gasperi ed inoltre deputato alla Costituente e senatore a vita. Rientrerà con il Partito d’Azione nel Partito Socialista italiano dal 1947 entrando nel Comitato Centrale. Nel 1964, contrario alla politica di convergenza con la Democrazia Cristiana sostenuta da Nenni, aderirà alla scissione del che porta alla formazione del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), una formazione che avrà però vita breve, perché la sconfitta elettorale ne accelera l'adesione al PCI, ma Lussu, coerentemente con la sua storia, rifiuta di confluire, ritirandosi dall’attività politica nel 1968. Si spegne a Roma il 5 marzo 1975.