Luperini Luigi di Raffaele e Gramigni (o Gannini) Armida, nato il 25 aprile 1896 a San Vincenzo (Livorno), nella frazione di Campiglia Marina. Muratore, socialista. Membro del Circolo ricreativo operaio di San Vincenzo, a carattere anarchico, si iscrive successivamente al Partito Socialista Italiano. Il 5 agosto del 1915 sposa Letizia Ottavia Donati da cui avrà un figlio. Chiamato alle armi nella prima guerra mondiale combatte in prima linea. Smobilitato nel 1919 si trasferisce a Piombino e poi il 1° marzo 1921 emigra clandestinamente in Francia, dove prosegue la sua attività politica. Tornato a San Vincenzo nel 1930, riparte dopo pochi giorni con la moglie ed il figlio per Strasburgo. Non è chiaro se svolga o meno attività politica in questo periodo, in quanto le testimonianze sono contraddittorie. In ogni caso il 6 marzo 1934 è incluso nella Rubrica di Frontiera per perquisizione e segnalazione. Nell'ottobre 1936, all’insaputa della moglie, varca i Pirenei e si porta in Spagna arruolandosi nel Battaglione Garibaldi come comandante della 1. Compagnia, facente funzioni di capitano comandante della 1. compagnia del Battaglione Garibaldi nei combattimenti a Cerro de los Angeles e a Casa de Campo. Ferito gravemente al basso ventre a Casa de Campo (Madrid), dopo la guarigione è nominato comandante della 4. Compagnia del 20. Battaglione dell’Esercito Popolare Repubblicano (86. Brigata Mista). Solo leggendo i giornali francesi, nella primavera del 1937 la moglie, a Strasburgo- dove la famiglia di Luigi aveva ormai la residenza- apprende che il marito si era arruolato nelle “milizie rosse” della guerra spagnola. Nel settembre ’38 il Luperini riceve ancora la posta presso la “Lega dei Diritti dell’Uomo”,a Calle Mallorca 270 – Barcellona. Viene in seguito arrestato dalle autorità repubblicane perché ritenuto in combutta con il comandante del 20. Battaglione, il colonnello messicano Juan Bautista Gomez, accusato a sua volta di essere trotzkista, di disfattismo e furto, nel quadro di conflitti interni ai vertici militari. Scarcerato viene rimandato in Francia nel 1937. Secondo altra fronte riprende il suo posto nella Brigata Garibaldi e combatte sino alla smobilitazione ed il passaggio in Francia il 7 febbraio 1939. Riesce ad evitare il campo ed a portarsi a Strasburgo dove tenta inutilmente di ottenere un permesso di soggiorno e la carta di identità. Riesce comunque a rientrare in Belgio a Dudelange da dove passa in Lussemburgo. Fermato alla fine del 1939 ed espulso in Francia. Dopo un rientro illegale in Belgio ed un’ulteriore espulsione dopo 15 giorni di prigione, è arrestato dalla polizia francese e portato nel campo di Gurs. Da lì evade il 15 settembre 1940 insieme a Augusto Barison, Merio Cecchini ed Edoardo Bini, raggiungendo il 15 settembre 1940 la città di Arthez, ubicata sul confine che divide la Francia occupata dai nazisti da quella governata dai collaborazionisti di Vichy. Imprigionato nel campo di Onesse-Laharie (Landes) è poi trasferito dai tedeschi in Belgio nel campo di Merxplatz dove è trattenuto fino al 31 marzo 1941, quando sembra rientri in Italia nello stesso anno. Nel grado di invalidità contratto per la ferita in Spagna —se un tale rimpatrio vi fu- è da ravvisarsi la causa di un mancato svolgimento di processo da parte del Tribunale Speciale e di una conseguente condanna al Confino. Resta da accertare se e dove la ricongiunzione con i familiari sia avvenuta dopo la fine del conflitto mondiale. Non risulta deceduto a San Vincenzo.