Luè Domenico di Basilio e Giovanna Anna Caselli nato il 10 settembre 1874 a San Colombano al Lambro (Milano). Sarto, socialista rivoluzionario e poi anarchico. Ottavo di dieci tra fratelli e sorelle, è di famiglia di contadina. Impara il mestiere di sarto che esercita nel paese di nascita. In questa località, è nota la sua fede e militanza tra i socialisti rivoluzionari fin dalla giovane età e, ovviamente, il fatto non sfugge alla regia polizia. Nell’Italia unificata l’ultimo decennio del XIX secolo è un periodo di grave crisi economica e sociale, che porta tanti italiani anche del nord ad emigrare in Europa e nelle Americhe. Sbarcare il lunario per un sarto è difficile e in tale condizione Domenico ha problemi con la “giustizia”, come è dimostrato di alcune sentenze di tre Preture diverse per piccoli reati contro la persona e il patrimonio. Il 31 gennaio 1902 sposa Maria Polloni e, lo stesso anno, la coppia ha un primo figlio che chiamano Ribelle, poi trasformato d’autorità in Nino durante il ventennio fascista, e, due anni dopo, nel 1904 hanno una figlia che chiamano Libera. L’accresciuta famiglia costringe Domenico a espatriare in Francia, a Nizza, ma anche in territorio transalpino i guai per lui non mancano. Il 4 maggio del 1905 la Corte d’Appello di Aix en Provence lo condanna ad anni due di reclusione per lesioni a pubblico ufficiale da scontare nel carcere di Nizza. Durante la detenzione, tramite la rete di amicizie politiche, cerca di interessare al suo caso l’Ambasciata italiana di Parigi, che, di concerto con la Prefettura di Milano, decide di lasciare a languire in galera il pericoloso socialista rivoluzionario. Espia solo una parte della condanna dato che l’8 settembre del 1906, e tradotto al confine di Ventimiglia ed espulso dalla Repubblica francese. Ritornato al paese natale, nel febbraio del 1907 si nasconde, per qualche motivo e per un certo periodo, presso la cognata, che abita a Milano in viale Romagna al n°54. Nell’aprile del 1908 è rintracciato dalla Questura di Milano, che dispone nei suoi confronti l’opportuna vigilanza. Nel settembre dello stesso anno il Luè decide di espatriare con destinazione il Regno Unito, nello specifico Londra. Nel luglio 1909 Luè è arrestato a Lucerna, in Svizzera, per misure di Pubblica Sicurezza e da questa data non si hanno altre notizie fino alla fine del 1917, quando la sua classe di nascita, in piena Prima Guerra Mondiale è chiamata alle armi. Il 21 Gennaio del 1918 Domenico è incorporato nel 192° Battaglione della Milizia Territoriale, di stanza a Lucca, addetto ai servizi sedentari; in seguito è trasferito nell’Astigiano. Il 9 settembre 1918 la figlia Libera muore precocemente, per l’epidemia di febbre spagnola. Alla notizia, Luè diserta munito di documenti falsi a nome “Raoul Dubois”; fermato e trovato in possesso di forbici, è tradotto in carcere: identificato e condotto in stato d’arresto al Comando di Battaglione, è condannato dal Tribunale Militare di Torino per diserzione. Il 31 dicembre 1918, al momento della smobilitazione della sua unità dopo la fine del conflitto, la vicenda giudiziaria che lo riguarda è dimenticata poiché è congedato con la menzione di aver tenuto buona condotta e aver servito la Patria con fedeltà e onore. Nel 1923 Domenico espatria; nel 1931 è iscritto nel “Bollettino delle Ricerche” con il n° 6954. Nell’agosto del 1934 si trova in Spagna, a Barcellona, residente in Calle Carretas al numero 55 e lavora nella “Sartoria Inglese” in Calle Mayor al n°6. Nel luglio 1936 è ancora in Spagna e, dopo l’inizio della guerra civile, è inquadrato nei servizi sanitari della Colonna “Durruti”, che parte quasi subito per il fronte d’Aragona, dove cade sul fronte Huesca il 27 o 28 settembre 1936. Nel 1941, a seguito delle gravi ferite riportate sul fronte nei Balcani, muore all’Ospedale Militare di Ancona il tenente Nino “Ribelle” Luè primogenito di Domenico. Il 31 dicembre del 2001 il Distretto Militare di Milano consegna ai famigliari di Domenico la Croce di Guerra al merito alla memoria, per aver prestato servizio durante il primo conflitto mondiale.