Lorenzini Francesco di Gino e Sanna Caterina, nato il 12 luglio 1917 a Mulhouse (Francia), da genitori originari di Cesena. Meccanico, socialista. Il padre è un socialista e presto Francesco ne segue le scelte politiche, aderendo al Partito Socialista. Secondo Pietro Pavanin in un documento dell’Archivio RGASPI di Mosca, passa poi al Partito Comunista. Allo scoppio della guerra civile, entra in Spagna nel 1936 e viene assegnato come motociclista alla compagnia italiana del Battaglione Dimitrov della XV Brigata internazionale, con la quale combatte sui fronti del Jarama e di Guadalajara. Ferito il 17 marzo 1937 a Guadalajara, muore il 19 presso l'ospedale di Tarancón. La famiglia è informata della morte solo il primo gennaio 1938. Il 12 marzo 1938 il Nuovo Avanti pubblica a Parigi il suo necrologio scritto da Oreste Donati : “Dopo quasi dieci mesi di angosciosa incertezza per la famiglia e i compagni e gli amici che lo conoscevano e che gli volevano bene, soltanto in questi giorni abbiamo avuto la notizia che il giovane volontario Francesco Lorenzini, partito volontario quasi allo stesso tempo che il nostro volontario Giordano Starnini, quasi nello stesso tempo è caduto come lui sul fronte di Madrid, immolato alla grande causa della libertà spagnola e dell’antifascismo internazionale. Il Lorenzini aveva appena 19 anni. Da suo padre - rivoluzionario dal vecchio stampo romagnolo – Aveva ereditato il sentimento del dovere verso l’ideale di redenzione umana e l’amore illimitato della Libertà! Nato e cresciuto in Francia non aveva conosciuto le ignominie del fascismo: ma aveva sentito istintivamente l’avversione per questo regime di violenza e di brigantaggio ed una sua visita in Italia aveva rafforzato in lui questo sentimento d’orrore e di disgusto per l’Italia di Mussolini. Ed al suo ritorno, non esitò un istante a mettere la sua giovane vita al servizio della causa spagnola, a fare olocausto dei suoi 19 anni sull’altare della libertà, convinto che la vittoria della Libertà sarebbe stata la sconfitta del fascismo. Partito modestamente senza frasi e senza cercare i grandi effetti, come se avesse voluto sottrarsi alle lodi che meritava il suo generoso e calmo coraggio, appena giunto ad Albacete, domandò di esser mandato al fronte, in faccia ai fascisti; meccanico e sportivo fu aggregato alla sezione motorizzata del battaglione Dimitroff dell’ormai leggendaria Colonna Internazionale. Fu in questo battaglione che il nostro Giordano Starnini lo trovò al suo arrivo e insieme condivisero le ansie della lotta, le sofferenze della rigida stagione, le speranze e gli entusiasmi per la vittoria inevitabile, le gioie per la corrispondenza di amici comuni. Ma con il 31 Marzo le lettere di entrambi cessarono. Il 5 Aprile, infatti, sapemmo che Giordano era caduto fulminato da una palla fascista; ma dl Lorenzini non si ebbe più notizia, e si sperava sempre che la morte lo avesse risparmiato. Ora soltanto, dopo dieci mesi di atroci incertezze, sappiamo che anche lui è caduto sotto quel cielo di gloria, e quasi nello stesso tempo, forse nello stesso giorno. La sorte li aveva uniti nelle comuni idee, nella decisione del dovere, nell’eroismo umile e senza chiasso, e nella fine gloriosa. Il loro sangue vermiglio fu confuso innaffiando le zolle di un mondo nuovo liberato da tutte le tirannie e da tutti i fascismi! E le nostre povere parole sono bel poca cosa dinanzi alla grandezza di questi mirabili sacrifici, dinanzi alla nobiltà di questi spiriti eletti, ormai sacri alla venerazione di tutti gli amanti della Libertà. Ma, benché povere, siano esse di conforto efficace alla famiglia che piange il vuoto di un adolescente al focolare domestico. Ed il padre, vecchio combattente per la causa comune, sia di sollievo – oltre la nostra simpatia e la nostra solidarietà – il pensiero che i nostri morti non sono e non saranno dimenticati. Il giorno verrà, fatale e ineluttabile, in cui il loro nome salirà alto nella gloria immortale, nella più grande apoteosi di una Spagna libera e di una Italia redenta dall’onta fascista. Non lacrime vane dunque, pei nostri cari caduti: ma propositi seri e tenaci di lavoro comune, onde affrettare la fine di questo mondo mostruoso, generatore naturale di miserie e di tirannidi, e preparare l’avvento della grande e universale Patria Umana, il Socialismo! – Soltanto così onoreremo degnamente i nostri Eroi ed il loro sacrificio non sarà stato inutile.”