Reschitz Ottilia di Nicolè e Stacul Giovanna, nata il 24 febbraio 1903 a Pula/Pola (Croazia). Comunista. Alla nascita Pola (Istria) fa ancora parte dell'impero Austro — Ungarico. La famiglia si trasferisce a Trieste, dove il padre Nicolò è uno dei dirigenti del movimento cooperativo. Alla fine della prima guerra mondiale, la Venezia Giulia - compresa quindi la città di Pola - entra a far parte del Regno d'Italia. Nel 1923 Ottilia vive però a Gorizia presso una sorella che ha sposato il dirigente sindacale degli edili Clemente Doljac. A Gorizia conosce un ferroviere di origini veronesi che lavora alla stazione di Montesanto ed ha già subito persecuzioni da parte dei fascisti, Arturo Zanoni. Nel luglio 1923 Zanoni è licenziato per le sue idee politiche comuniste, ed emigra in Argentina. Qui emigra anche la famiglia di Clemente Doljac, compresa Ottilia. Nel mese di giugno del 1924 Zanoni ed Ottilia si sposano a Buenos Aires. Zanoni lavora alle ferrovie, è membro del Partito Comuni sta Argentino, della Lega Metallurgica ed è segretario della sezione argentina del Soccorso Rosso. La coppia svolge in quegli anni, nell'ambiente vivace della capitale argentina, una notevole attività politica. Nasce in quegli anni anche la loro prima figlia, Sonia. Nel 1933, Zanoni viene arrestato ed espulso dall'Argentina. Su pressione del Partito Socialista, ottiene di non essere imbarcato a forza su una nave diretta in Italia. La coppia con la figlioletta si imbarca pertanto su una nave diretta in Spagna, in Galizia, dove i tre sbarcano il 7 ottobre 1933. Da Vigo si spostano a Madrid dove riprendono l'attività politica e sindacale. È il periodo del cosiddetto bienio negro, il biennio nero con la Repubblica spagnola governata dalle forze di destra. Nel 1934 Arturo viene nuovamente arrestato. Il mese di luglio 1936, al momento dello scoppio della ribellione militare contro la Repubblica (che da febbraio era governata dal partito repubblicano sostenuta da una coalizione di forze della sinistra) la coppia vive a Madrid. Arturo partecipa alla difesa delle sedi delle organizzazioni di sinistra, poi è inviato al fronte di Aragona come comandante della 42. brigata, Nell'autunno del 1937, viene nominato comandante della XII Brigata Internazionale, la Brigata Garibaldi, carica che perde però durante la drammatica ritirata di Caspe dell'aprile dell'anno successivo, accusato di incompetenza. Con il ritiro degli "internazionali" la coppia esce dalla Spagna e viene internata per qualche tempo nel campo francese di Privas. In seguito, liberati dal campo, mentre Arturo viene trasferito dapprima al Vernet, poi deportato a Dachau, Ottilia si ferma a Tolosa assieme a Sonia, cui si è aggiunta una seconda figlioletta, Aida. Nel dopoguerra, la coppia rientra in Italia nei primi mesi del 1946, i due fanno riferimento ora al Partito Socialista e non abbandonano la lotta po litica e sindacale. Arturo è segretario nazionale del Sindacato Ferrovieri. Ottilia muore nel 1975, otto anni dopo il marito.