Ravissi Sebastiano di genitori ignoti, nato a Torino il 5 febbraio del 1886, comunista. Panettiere, poi manovale e minatore nell’emigrazione. Chiamato alle armi, combatte nel corso della 1. Guerra mondiale. Viene congedato al termine del conflitto e fa ritorno a Torino. Il 31 ottobre del 1920 si sposa nel capoluogo piemontese con Maddalena Garzena. Poche decine di giorni dopo il matrimonio, prima della fine dell’anno, la coppia espatria in Francia (data esatta, modalità e destinazione non note). Dopo un breve periodo passato in Francia i coniugi Ravissi si trasferiscono a Montigny (Belgio) dove rimangono a lungo in virtù di un contratto di lavoro e di regolari permessi di soggiorno. In Italia, intanto, anche a causa del possibile espatrio clandestino, Ravissi è iscritto nella Rubrica di frontiera per l’arresto. Non abbiamo alcuna notizia sugli anni in Belgio della coppia Ravissi-Garzena. Parte volontario per la Spagna repubblicana alla fine di novembre del ‘36; ad Albacete (Murcia), sede dei comandi e del Commissariato delle Brigate Internazionali e principale base logistico-organizzativa delle stesse, viene inserito nella compagnia italiana del Battaglione Dimitrov (15. Brigata Internazionale), costituita da volontari originariamente destinati al Battaglione Garibaldi che, risultati in esubero furono destinati nella Compagnia italiana del battaglione, prevalentemente impiegata lungo il fronte di Madrid. Poi, verso fine di aprile 1937 entra a far parte di una unità della 12. Brigata Internazionale Garibaldi. Ferito gravemente in combattimento (una ferita che lo rende permanentemente invalido) in località e data non note, probabilmente sul fronte aragonese nell’estate-autunno del 1937, alcuni mesi dopo, l’11 dicembre, a guarigione avvenuta é in transito dalla base di Albacete. Promosso al grado di tenente, esce dall’ospedale di Castellejos: é in attesa di nuova destinazione che, a causa dell’invalidità, non può che essere politica o amministrativa. Non si hanno altre notizie, non solo di altri combattimenti, ma nemmeno sulle mansioni cui potrebbe esser stato destinato. Lascia la Spagna nel corso della retirada, nella prima decade di febbraio del 1939: in Francia viene internato nel campo di Argelès-sur-Mer (Pirenei Orientalei), poi in quello di Gurs (Bas-ses Pyrénées), infine in quello del Vernet d’Ariège. All’inizio del 1940, grazie ai suoi documenti regolari, riesce a tornare in Belgio con una dozzina di altri italiani (in prevalenza veterani delle Brigate Internazionali), tra cui Marino Zanella, Ettore Gasparini, Alcide Leonardi ed altri. Con loro riprende il lavoro politico e tenta di riorganizzare l’attività antifascista di massa in località come Seraing e Ougrée (Wallonie), tentando anche di ridar vita alla Upi (Unione popolare italiana), camuffata dietro la più anonima sigla di Amitiés Italo-belge. Individuati dalla polizia locale, alcuni di loro sono catturati ed espulsi dal paese. Ravissi cerca di rifugiarsi in Francia ma, sorpreso senza documenti, é fermato e nuovamente internato nel Campo del Vernet d’Ariège. Vi rimane altri due anni e mezzo, fino al 30 giugno del 1944 quando unitamente a diversi altri prigionieri provenienti dalla prigione di Saint–Michel (Tolosa) e dalla fortezza di Ha (Bordeaux) è obbligato a salire sui carri-bestiame del cosiddetto treno fantasma diretto in Germania. E’ un viaggio tragico e avventuroso, intervallato da lunghe soste in stazioni secondarie (ma anche in locali adibiti a prigione (come l’edificio della Sinagoga di Bordeaux) o a Tolosa. I deportati sono continuamente esposti alle violenze degli aguzzini nazisti ma anche al pericolo degli inconsapevoli bombardamenti aerei alleati, ai sabotaggi ed agli ingegnosi depistaggi ritardanti posti in essere dalla Resistenza transalpina. Insomma, un viaggio caratterizzato da stenti e da tanti pericoli, dai reiterati tentativi di evasione ma anche da tanti episodi di solidarietà antinazista e popolare. La Liberazione della Francia è ormai prossima ma il 28 agosto, al termine d’un viaggio drammatico il treno riesce a scaricare gli uomini sopravvissuti nel campo di concentramento di Dachau, un po’ a nord di Monaco di Baviera. Ravissi, matricola 94065, già debilitato dalla ferita di Spagna, dal lungo internamento e dal drammatico viaggio, vi arriva in cattive condizioni e riuscirà a sopravvivere poco più di quattro mesi e mezzo. Poi le privazioni, il freddo ed i maltrattamenti hanno la meglio e Sebastiano Ravissi muore il 18 gennaio 1945, nel cuore del rigidissimo inverno 1944-45.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata a maggio 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas – Serie I, Documenti personali), Archivio di Stato Civile – Comune di Torino, Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 4248), Archives Départementales de l’Ariège – Foix (5 W 370) : = In: Morelli, Anne.- ¨Les italiens de Belgique face à la guerre d’Espagne¨. Sta in: ¨Revue belge d’ Histoire Contemporaine¨ , 18 (1987), n°1-2, pag.187-214 ; = In : Charles et Henri Farreny Del Bosque.- Prisonniers du camp du Vernet d’Ariège déportés en Allemagne via le Train Fantôme, absents des registres publics de la Déportation.- Cuadernos España en el corazon / Cahiers Espagne au coeur n.4, 2011.