Rabuzzi Dino di Adelmo e Amelia Catardi (o Anselmo e Diana Daddolini), nato il 12 agosto 1904 a Livorno. Panettiere, marittimo fuochista, facchino, comunista. Dopo aver esercitato per qualche anno come panettiere, si imbarca su navi commerciali e conduce una vita di marittimo. Ardito del popolo nel 1921-22, capo cellula nel 1930 dell'organizzazione comunista di Livorno, raccoglie i fondi per il Soccorso Rosso, destinati alle famiglie dei detenuti politici. Arrestato il 14 dicembre 1930, è condannato dal Tribunale Speciale a 4 anni di reclusione per appartenenza al Partito comunista e propaganda sovversiva, scontati a Roma e a Parma. E’ amnistiato l’11 novembre 1932 per il decennale della marcia su Roma e diffidato. Il 25 settembre 1934 espatria clandestinamente con un gruppo di antifascisti da Marzocco su una motobarca che approda su una spiaggia della Corsica, da dove raggiunge Bastia il 26 settembre. Trova lavoro nella raccolta di castagne, mentre in Italia è condannato in contumacia a 3 mesi di reclusione per espatrio clandestino. Per la sua attività politica viene espulso già nel novembre, ma resta illegalmente in Corsica lavorando come fornaio a Filali (Frazione di Castellari di Casina). Allo scoppio della guerra civile da basti si porta a Marsiglia dove di imbarca il 2 novembre 1936 sul piroscafo “Ciutad de Madrid” insieme a Soldaini Giovanni e Aladino Frangini e l’11 novembre 1936 si arruola nel Battaglione Garibaldi (2. Batteria Picelli). Combatte a Cerro de los Angeles, Città Universitaria, Puerta de Hierro, Pozuelo de Alarcon e partecipa alle azioni di Boadilla, Mirabueno, Majadahonda e Arganda. Resta ferito il 12 febbraio 1937 sul Jarama ad una gamba da una scheggia di obice e viene ricoverato negli ospedali di Madrid, Castellòn de la Plana e Benicàssim. Qui il 12 giugno 1937 sposa Incarnacion Oter Molina, da cui avrà un figlio. In Italia viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento di arresto. Rientra nel battaglione a fine febbraio, combatte a Guadalajara e Casa de Campo. In seguito, con la 12. Brigata Garibaldi, 1. Battaglione, 2. Compagnia), è in Aragona nell'aprile 1938. In seguito è trasferito alla 139. Brigata, con la quale combatte sull'Ebro. Dopo il ritiro dei volontari internazionali deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938., viene condotto nel campo di smobilitazione di Torellò (Catalogna). Alla caduta di Barcellona il26 gennaio 1939 deve mettersi in marcia verso la frontiera insieme agli altri volontari ed alle colonne di profughi per non esser catturati dalle truppe franchiste. Entra in Francia da Port Bou il 7 febbraio 1939 e internato nel campo di Argelès-sur-Mer e Saint Cyprien (non secondo tutte le fonti). Poi trasferito al campo Gurs e dal 19 maggio 1940 nel campo di Vernet (settore C, reduci di Spagna, baracca 1 poi baracca 48, n. di matricola 1712). Dopo aver rifiutato l’arruolamento in una compagnia di lavoro per stranieri (CTE), viene tradotto in Italia il 9 aprile 1941. Arrestato alla frontiera è portato in carcere a Livorno. Deferito alla Commissione provinciale. Processato per direttissima, anche in forza della prova fotografica di essere stato uno dei cinque livornesi (con Chiesa Oberdan, Soldaini Giovanni, Ceccarini Mario e Cacciari Pasquale) ripresi in gruppo nel campo di Gurs ,e che con imprudente ingenuità il suo compagno di detenzione, Cacciari aveva accluso in una lettera indirizzata alla madre, è assegnato a 5 anni di confino a Ventotene. Liberato il 21 agosto 1943, dopo l’8 settembre risulta partigiano in una formazione del CLN in provincia di Pisa o Livorno. Iscritto al PCI nel dopoguerra, muore a Livorno il 3 aprile 1998.

Annotazioni: Include informazioni biografiche tratte dalla banca dati ISGREC dei volontari antifascisti toscani in guerra di Spagna: http://gestionale.isgrec.it/sito_spagna/ita/all_ita_details.asp?offset=300&id=2692