Argelli Eugenio di Federico e Calderoni Apollonia, nato il 26 marzo 1899 ad Alfonsine (Ravenna). Muratore, comunista. Inizialmente socialista si iscrive al Partito Comunista d’Italia sin dalla sua formazione nel 1921. La sera del 29 ottobre 1922 viene invitato dall’amico Toni Zirendola a bere all’osteria di Borgo Gallina detta “La Camaraza”. Poco dopo entra il fascista Giuseppe Baldini e comincia a provocare dicendo “Qui entra gente che non potrebbe entrare e dovrebbe vergognarsi”. Argelli si sente chiamato in causa e scoppia un diverbio. Quando Baldini mette mano alla cintola, Argelli è più veloce e spara uccidendo l’avversario con la pistola. Incarcerato rifiuta la linea difensiva propostagli dall’avvocato di presentarsi pentito e dimesso alla corte. Vengono comunque raccolte numerose testimonianze negative contro la vittima e riconosciuta l’attenuante della provocazione, Argelli è condannato a tre anni di prigione. Scontata la pena, sposa una ragazza figlia di contadini di San Savino, tra Alfonsine e Fusignano da cui ha un figlio nel 1927. Argelli non conoscerà mai il figlio Angelo (Angelino) perché prima della sua nascita, per sfuggire alle persecuzioni, ripara in Francia, stabilendosi a Boulogne-sur-Seine nella periferia parigina. Colpito da provvedimento di espulsione per l'attività politica, rimane in Francia clandestinamente assumendo il falso nome di "Giovanni Alberghi". Il 28 aprile del 1937 entra in Spagna, è arruolato come caporale nel 3. battaglione della brigata Garibaldi al momento della sua costituzione e diventa Segretario Politico del Partito per la sua compagnia. Iscritto al Partito Comunista spagnolo nel 1938. Ferito a Campillo (Estremadura) il 16 febbraio 1938, con entrambe le cosce trapassate da un proiettile di fucile Dopo due mesi di ospedale ritorna a combattere nel sul fronte dell’Ebro, inquadrato nel 2. battaglione, 1, compagnia. Caduto il 6 settembre 1938 sulla Sierra de Caballs, colpito da un proiettile d'artiglieria insieme ad altri cinque volontari. La notizia della sua morte verrà annunciata su un numero speciale del giornale della Brigata dedicato alla battaglia dell’Ebro. Il figlio Angelo diventerà un importante imprenditore e sindaco di Fusignano. Ad Alfonsine nel dopoguerra verrà dedicata una via ad Eugenio Augelli.