Lionello Guido di Antonio e De Gobbi Anna, nato il a Chioggia Venezia il 16 novembre 1901. Comunista. Marinaio, comunista. Figlio di un anarchico, viene definito di intelligenza sveglia, temperamento impetuoso, audace e carattere serio. Frequenta la scuola fino alla sesta classe elementare. Presta servizio militare nella Marina Mercantile con la qualifica di timoniere, aderendo alla sezione di Chioggia della Federazione Italiana dei Lavoratori del Mare. Nell'agosto 1928 si imbarca sulla motonave cisterna “Literno” dalla quale diserta dopo uno sciopero il 21 settembre 1928 a Fall River (USA). Per questo gesto viene condannato a sei mesi di reclusione per ingresso illegale. A New York partecipa alle “marce della fame” e svolge propaganda comunista per cui viene arrestato e dopo un periodo d’internamento a Long Island, il 16 marzo 1933 è espulso e imbarcato su un piroscafo diretto in Europa ma, giunto nel porto di Algeri, riesce a far perdere le proprie tracce e ad imbarcarsi con altri antifascisti su una nave diretta a Marsiglia. Al rientro in Italia, viene fermato a Ventimiglia dalle autorità italiane, in quanto inserito nel Bollettino delle Ricerche – Rubrica di Frontiera. Dopo aver scontato sei mesi di carcere a Venezia, riacquista la libertà seppure con “diffida” e sottoposto a vigilanza. Non riuscendo a trovare un lavoro, nel maggio del 1934 emigra clandestinamente in Jugoslavia. Arrestato sconta due settimane di carcere a Zagabria dopo di che viene espulso e accompagnato alla frontiera con l'Austria dove soggiorna a Graz. Da questo paese attraverso la Svizzera raggiunge la Francia stabilendosi a Marsiglia, sotto falso nome (“Berruti”). Nella città francese in particolar modo la sinistra comunista, aderendo però al Partito socialista, per cercare di attrarre qualche socialista nelle file dei “bolscevico-leninisti”. Il 20 settembre in una lettera al padre intercettata dalla polizia scrive: “[…] Il fascismo, come l’hitlerismo, non potrà, né con decreti-legge. Né con baionette, né con tribunali speciali, arrestare il corso implacabile della Storia, come nessun governo è mai riuscito con dei decreti ad arrestare dei fenomeni naturali come la grandine, i terremoti, le inondazioni, il vento […]. Il 19 marzo 1936 è nuovamente arrestato a Marsiglia «per contravvenzione al decreto di espulsione» e quindi costretto ad espatriare, senza documenti, in Spagna insieme a Giuseppe Guarneri, stabilendosi a Barcellona. Trova lavoro a Badalona, dove prende contatto Bruno Sereni, Mario Traverso, Giuseppe Ruozi, Enrico Del Bo, Anteo Luzzatto, Impero Rossi e altri antifascisti, e diffonde pubblicazioni sovversive fra i marinai italiani che fanno scalo nella città. Ai primi di maggio del 1936, insieme a Giuseppe Guarneri, denuncia sul giornale catalano “Ultima Hora” l’invasione fascista dell’Abissinia e le disastrose condizioni di vita del popolo italiano sotto il giogo di Mussolini. Lavora anche come traduttore e firma i suoi articoli con lo pseudonimo di Nautilus. Stringe rapporti di collaborazione, nel giugno del 1936, con il trotskista marsigliese Robert de Fauconnet, giunto in Spagna dopo la sua diserzione dall’esercito francese. Nel luglio 1936 prende parte alla difesa contro i militari insorti ed è tra i militanti del POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista) che occupano l’Hotel Falcon, di proprietà del fascista italiano Francesco Durio. L'Hotel diventerà la sede degli stranieri aderenti al POUM a Barcellona. A luglio raggiunge le milizie del POUM a Luciñena (Saragozza) e si arruola nella Colonna “Lenin” (in cui milita anche la sua compagna, la spagnola Julia Gelada Terma. Il 4 agosto i trotskisti italiani e francesi che facevano parte della colonna scrivono una lettera al Parti Ouvrier Internationaliste” (POI), il raggruppamento fondato poche settimane prima dai trotskisti francesi. Pubblicata su “La Lutte Ouvriere” del 15 agosto del 1936 e firmata da Robert de Fauconnet, Piero Milano, Giuseppe Guarneri, Guido Lionello, la missiva riferiva che le “colonne del POUM sono le più disciplinate e formate da buoni militanti animati da uno spirito veramente rivoluzionario… Per quanto riguarda gli staliniani essi sono sempre nell’impiccio della collaborazione di classe e tentano di salvare il Fronte Popolare di Azaña finché gli operai armati non installeranno con le baionette il governo operaio e contadino per il quale combattono e muoino. Istupiditi, i socialisti della Catalogna sono entrati nella III Internazionale… Solo il POUM fra tanta confusione dei partiti tradizionali lancia delle parole d’ordine adeguate alla situazione e che hanno un contenuto di classe: la terra ai contadini, controllo delle officine, sostituzione dell’esercito con le milizie operaie, tutto il potere alle alleanze operaie.” Il 18 agosto 1936 il giornale del POUM “La batalla” pubblica una lettera scritta con i compagni il 4 agosto dal titolo “I bolscevico-leninisti sulla via di Saragozza, si rivolgono al loro partito”. Nel testo racconta il coinvolgimento dei trotskisti nella lotta a Barcellona il 19 di luglio e come si sono uniti alla Colonna Grossi. Verso la fine dell’anno, insieme a Nicola Di Bartolomeo e Giuseppe Guarneri e Pino Milano, fonda un nuovo gruppo trotskista, "Soviet", che dichiara la propria adesione al “Movimento per la Quarta Internazionale” e pubblica un bollettino dattilografato in francese “Le Soviet” redatto da Virginia Gervasini. Partecipa agli scontri a Barcellona del 3-7 maggio 1937 che contrappongono gli anarchici e il POUM al governo autonomo catalano (Generalitat), distribuendo sulle barricate manifestini a favore della costituzione di un Fronte Rivoluzionario del Proletariato e chiedendo la creazione sui posti di lavoro di Comitati di Difesa Rivoluzionaria. Dopo la vittoria del governo la repressione governativa si abbatte sul POUM e Lionello viene arrestato e detenuto da maggio a novembre 1937. Dopo sei mesi di carcere, tornato libero, ma ammalato, rimane a Barcellona dove si occupa di organizzare gli elementi italiani che ancora risiedono laggiù. E’ anche membro della sezione socialista e della Lega italiana per i diritti dell’uomo (LIDU). La sua attività è sempre notevole, benchè sia molto inviso ai comunisti. Con l’avanzare delle forze franchiste Lionello lascia la terra di Spagna in data sconosciuta e durante la ritirata delle forze repubblicane, sotto un bombardamento aereo, muore la compagna Julia. Nell’estate del 1939 è a Tolosa. Nell'aprile del 1940 viene, come molti altri reduci della guerra civile spagnola, internato nel campo di concentramento di Gurs (Pirenei Occidentali), dove si aggrega al gruppo dei prigionieri anarchici. Con l'inizio della Seconda guerra mondiale e l'invasione della Francia da parte delle armate tedesche sono scarse le notizie sui suoi movimenti. Nell'estate del 1941 viene reclutato come lavoratore dell'industria e trasferito a Saargemünd (o Sarreguemines), nel dipartimento della Mosella al confine con la Germania.Il 27 giugno del 1942 viene arrestato insieme ad un altro lavoratore internato, anch’egli reduce della Spagna (Raimondo Nioi) con l’accusa di aver diffuso volantini bilingui sovversivi. Dopo quasi un anno di carcere nelle prigioni naziste di Saarburg (Renania-Platinato), Lionello si trova ad Innsbruck (Baviera) in attesa di essere consegnato alle autorità italiane. Viene invece trattenuto dalla polizia tedesca e nuovamente deportato, con il treno n. 11 partito da Trieste il 30 novembre, verso Dachau (Baviera) dove arriva il 10 dicembre 1943. Al termine della guerra, il 29 aprile 1945 il campo viene liberato dalle truppe statunitensi, ma dopo 17 mesi di prigionia che hanno irreparabilmente segnato il suo fisico, Lionello muore il 22 maggio 1945 presso l’ospedale americano di Dachau, probabilmente a seguito dell’epidemia di tifo. Viene sepolto nel cimitero comunale di Dachau. Nel febbraio 2002 il Comune di Chioggia ha dedicato a Lionello una via e posta una pietra d'inciampo alla sua memoria.
Annotazioni: Scheda biografica integrata con informazioni tratte dal Dizionario Biografico online degli Anarchici italiani all\\\'indirizzo https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/15678-lionello-guido?i=4 (URL consultata il 10 dicembre 2024)
il nome Giacchetta emilio veniva utilizzato da Lionello Emilio, non erano parenti.