Ciappelloni Tommaso di Bernardino e Masini Maria, nato il 24 gennaio 1895 a Genzano (Roma). Tappezziere, sellaio, comunista. Sposato con una figlia. Milita nel Partito Repubblicano per passare poi nel Partito Comunista. Frequenta scuole superiori di Filosofia ed Economia Politica. Chiamato alle armi nel 1914 in Fanteria come mitragliere raggiunge il grado di sergente Nel 1917 è condannato a 20 anni di carcere per “diserzione in presenza del nemico”. Torna libero con l’amnistia di Nitti del 1919. Iscritto l Partito Comunista è vittima di persecuzioni e violenze fasciste, che lo portano in ospedale. Per questo si rifugia nella Repubblica di San Marino nel 1921 e poi in Francia, a Parigi dove è segretario della Unione Popolare Italiana. Qui risiede dal 1925 vivendo da clandestino per la mancanza di documenti, sotto il falso nome di Carlo Meloni. Dopo il ferimento di alcuni fascisti è iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento di arresto. Accorre in Spagna già nell'agosto 1936, combattendo con le milizie repubblicane nel fronte di Biscaglia. Ferito in combattimento a San Sebastian alla spalla sinistra in data imprecisata e poi ad Irun, dove viene colpito al braccio destro. Al crollo del fronte si imbarca a Bilbao. Rientrato in Francia risiede con la moglie e la figlia, è ricoverato per cure all'ospedale di Eaubonne (Val-d’Oise), dove rimane per circa tre mesi. Il 3 aprile 1937 ritorna in Spagna arruolandosi nel battaglione e poi XII Brigata Garibaldi. Nel maggio del 1937 è costretto a lasciare il fronte per malattia. A seguito del ritiro dei volontari internazionali deciso dal governo della Repubblica nel settembre 1938, è avviato nel campo di smobilitazione di Torellò. Al crollo del fronte catalano passa in Francia nel febbraio 1939. e ad uscire dalla Spagna. Arrestato alla fine dl 1939, nel febbraio è internato a Gurs e poi Argelès-sur-Mer dove risulta ancora il 25 gennaio 1941. Estradato dalle autorità collaborazioniste francesi viene rimpatriato nel 1941 e arrestato all'ingresso dalla frontiera il 2 ottobre. Tradotto in carcere a Roma è interrogato dall’Ufficio Politico il 6 novembre 1941, ammettendo la sua partecipazione alla guerra di Spagna: ”…Fui indotto a recarmi in Spagna sia perché simpatizzavo per il governo della Repubblica, sia per sfuggire alla illegalità in cui vivevo in Francia (lavorava come clandestino sotto il falso nome di Carlo Meloni. Naturalmente sapevo che in Spagna andavo per combattere il fascismo”. Deferito alla Commissione Provinciale che lo assegna al confino a Ventotene per cinque anni. Risulta liberato nell'agosto 1943 e poi residente a Roma dove muore il 22 maggio 1978.