Linassi Erminio di Antonio Giacomo e Della Negra Lucia, nato il 24 giugno 1903 a San Gallo (Svizzera). Comunista. Nato da genitori emigrati in Svizzera all’inizio del ‘900. Rientrato in Italia, in data sconosciuta, ha come ultimo domicilio italiano Lauco (Udine), un paese povero, profondamente segnato dall’emigrazione, vecchia roccaforte socialista. La famiglia risiede nella provincia di Reggio Emilia. Emigrato in Francia, risiede a Livry-Gargan (Seine-Saint Denis), cittadina di quarantamila abitanti nei dintorni di Parigi, dove è membro attivo dei Gruppi di Lingua Italiani del Partito Comunista Francese. Nel 1936 Erminio non più giovanissimo, ha 33 anni, è anche uno sportivo e parte per la Spagna per partecipare come delegato della Federazione Giovanile Sportiva del Lavoro alle Olimpiadi Popolari, organizzate a Barcellona dalle organizzazioni antifasciste internazionali per protesta contro le Olimpiadi che si dovevano svolgere a Berlino e che il regime nazista voleva trasformare in strumento di propaganda. I giochi con 6000 atleti iscritti, dovevano iniziare il 19 luglio, sei giorni prima di quelle di Berlino, ma verranno cancellati per l’insurrezione dei militari iniziata in Marocco il 18 luglio. Mentre si combatte nelle strade Linassi è riportato in Francia, per rientrare poi in Spagna il 20 agosto 1936 come volontario assieme ad un folto gruppo di connazionali, partendo da Livry Gargan. Si arruola nel Battaglione Garibaldi, rimanendo ferito una prima volta in modo grave sul fronte di Madrid. Viene ricoverato per diversi mesi nell'ospedale delle Brigate Internazionali di Benicàssim (Valencia), continuando a svolgere attività politica soprattutto in ambito culturale. Di lui abbiamo una foto a Benicàssim assieme ad altri feriti. Quando nella primavera del 1938 la situazione sul fronte di Aragona inizia a complicarsi, Linassi fugge dall’ospedale e torna al fronte con coloro in grado di combattere, per portarsi al fronte nella Brigata Garibaldi. Viene nuovamente colpito da scheggia di granata alla testa mentre combatte sull'Ebro nel settembre 1938 negli ultimi giorni al fronte dei volontari internazionali che verranno ritirati il 24 settembre. A seguito di tale grave ferita, viene ricoverato in Catalogna e sottoposto a diverse operazioni chirurgiche alla testa che lo indeboliscono molto. Al crollo del fronte catalano che vede la caduta di Barcellona il 26 gennaio 1939, Lunussi è costretto a muoversi con i feriti, centinaia di migliaia di civili, i volontari internazionali smobilitati e le truppe repubblicane per cercare scampo in Francia. Passa il confine alla fine di gennaio 1939, ma per le condizioni gravi in cui versa, viene ricoverato all’ospedale di Perpignano, dove subisce una seconda operazione ed una terza a Sevres nella Niévre. Poi, malgrado le sue gravi condizioni, viene arrestato ed inviato dalle autorità francesi al campo di concentramento di Gurs dove giunge in condizioni disperate. La famiglia e le organizzazioni antifasciste si mobilitano perché possa rientrare a casa, a Livry Gargan. La campagna ha successo. Il 16 maggio 1939 giunge da Gurs alla stazione di Austerlitz, a Parigi, e di qui è trasportato in ambulanza a casa. Ma nella notte le sue condizioni peggiorano e viene portato d’urgenza all’ospedale di Montfermeil (Seine-Saint Denis), dove muore la sera del 17 maggio 1939.