Licul/Lizzul Giuseppe di Giuseppe e Kos Antonia, nato il 28 febbraio 1916 a Rasa/Arsia (Croazia). Contadino, minatore, comunista. Di famiglia contadina adeisce al Partito Comunista nell’aprile del 1933. Imbarcatosi sul piroscafo "Oceania" successivamente adibito al trasporto delle truppe in Abissinia nel 1935, diserta a Trieste e poi raggiunge il 25 settembre la Jugoslavia insieme ad Antonio Lizzul. Dopo numerosi arresti, tenta di imbarcarsi a Dubrovnik per Marsiglia, ma viene scoperto ed arrestato. Nell’Agosto nel 1936, deciso da andare in Spagna, parte con Antonio Lizzul, attraversa l’Austria, la Svizzera, la Francia e giunge ad Albacete, sede delle Brigate Internazionali. Viene arruolato nel battaglione Garibaldi, 4. compagnia, 1. plotone. Combatte a Cerro Rojo e Città Universitaria a novembre, poi a Pozuelo de Alarcòn e Boadilla del Monte. Successivamente è a Mirabueno e a Las Rozas (Madrid), dove viene ferito. Tornato in linea combatte sul Jarama e poi a Guadalajara, distinguendosi nella conquista del Castillo de Ibarra, dove viene ancora ferito e consegue il grado di caporale. Rientrato nella nuova Brigata Garibaldi, viene assegnato al 2, battaglione, 2. compagnia. Combatte a Villanueva del Pardillo e viene ferito per la terza volta, gravemente, nella regione lombare ed alla mano destra. Dopo una lunga peregrinazione in diversi ospedali, vien destinato alla base di Albacete, ma chiede di rientrare nella brigata sul fronte di Aragona. Combatte ancora nella sanguinosa battaglia dell’Ebro dove il 9 settembre 1938, viene ferito per la quarta volta sulla Sierra de Caballs e subisce l'amputazione di tre dita della mano destra. Combatte ancora a Barcellona nel tentativo di rallentare l’avanzata dei franchisti in Catalogna per poter permettere alla popolazione civile di fuggire in Francia. Esce dalla Spagna a metà febbraio 1939, ed è internato nei campi di Saint Cyprien, Argelès-sur-Mer, Gurs e Fort Coyr, trascorrendovi 26 mesi. Dopo il crollo della Francia e l’armistizio con l’Italia, viene consegnato a Mentone alla polizia italiana. Tradotto a Pola vien poi mandato a La Spezia dove lo aspetta la condanna del Tribunale marittimo a 4 anni per diserzione per espatrio clandestino, a cui il Tribunale Militare aggiunge altri 3 anni di pena. Assegnato al carcere di Ancona dopo una permanenza in ospedale, vien consegnato a i tedeschi per lavori a Roma. Riuscito a fuggire, riesce a raggiungere a piedi Trieste e poi l’Istria, dove arriva il 24 dicembre 1943. Entrato nelle fila partigiane dell’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo, come responsabile del servizio informazioni, aderisce al Partito Comunista Jugoslavo. Nel dopoguerra si stabilisce a Fiume, dove muore nel 2000.