Latini Anacleto (secondo altra fonte Amleto) di Oreste e Polizia Maria, nato per caso a Intra (Novara), oggi Verbania, il 21 giugno del 1905, è originario di Ghiffa, sponda Ovest del Lago Maggiore, tra Intra e Cannobio, in frazione Ronco, comunista. Cappellaio, comunista. Acceso antifascista, trova in famiglia (suo padre, vecchio socialista, aveva aderito al Partito Comunista d’Italia nel 1921) le basi della sua formazione democratica. Appassionato di musica, suonava la tromba nella banda musicale del paese. Negli anni del fascismo montante è attivamente impegnato nel Soccorso Rosso e perciò viene preso di mira dagli squadristi di Ghiffa e di altri paesi del lago. Viene aggredito perché durante una sagra paesana si rifiuta di suonare “Giovinezza” insieme alla banda musicale di cui fa parte. Schiaffeggiato, riesce a fuggire mentre esplodono dietro di lui alcuni colpi di rivoltella. Un’ altra volta viene sequestrato per una notte perché i fascisti avevano saputo che aveva cantato “Bandiera Rossa”. Di fronte al crescendo delle violenze decide di lasciare Ghiffa e ad espatriare. Lo fa clandestinamente nel corso del 1930 raggiungendo a piedi la Francia attraverso il valico del Sempione e la Svizzera, seguendo la riva meridionale del Lago Lemano (o di Ginevra). Si stabilisce a Besançon (Doubs), dove vive inizialmente la vita precaria di coloro che sono privi di documenti, occupato nei più svariati lavoretti prima di riuscire finalmente a trovare un’occupazione fissa come meccanico e ottenere la regolarizzazione come esiliato politico. Nel 1934 aderisce al Partito Comunista Francese. Allo scoppio della guerra civile, con l’aito del Partito, parte volontario per la Spagna repubblicana intorno al 15 novembre del 1936 e si arruola nella Compagnia Italiana del Battaglione Dimitrov nella XV Brigata Internazionale, al comando dell’italiano Carlo Penchienati. Con il battaglione, dopo alcuni combattimenti per la difesa di Madrid quasi circondata, prende parte alla battaglia del Jarama (7-22 febbraio del 1937). Gravemente ferito il 12 febbraio in combattimento all’inguine destro da una pallottola che gli attraversa la gamba, a Morata de Tajuña. Nel corso della stessa azione viene ferito gravemente anche il compagno Pasquale Vanetti di Intra, poi dichiarato invalido permanente. Viene ricoverato all’Hospital di Benicàssim, nel Levante. Dopo poco più di venti giorni lascia di nascosto l’ospedale per tornare al reparto, raggiungere Guadalajara e combattere contro le Divisioni di Camicie nere di Mussolini, senza tuttavia riuscire nel suo intento. Passato nei ranghi del Battaglione Garibaldi con i pochi superstiti della Compagnia e con la trasformazione del Battaglione in Brigata (XII Brigata Internazionale Garibaldi), viene promosso sergente portaordini. Combatte a Huesca (Aragona) nel giugno 1937, poi a Brunete nel luglio successivo. Poco dopo, nel settembre. viene seriamente ferito all’occhio destro a Farlete (sempre in Aragona). Così racconta Latini la sua esperienza:” Io ero allora portaordini e dato che durante la notte il comando aveva perso i collegamenti con il battaglione di Raimondo, venni incaricato di cercarlo e di consegnare un messaggio. L’attacco dei garibaldini aveva avuto già inizio e i fascisti, arroccati sulle loro posizioni dominanti avevano scatenato contro di noi un nutrito fuoco di fucilerie e di artiglieria. Mi allontanai dalla fossa cercando di passare inosservato, ma i fascisti mi scorsero e aprirono il fuoco su di me. Ad un certo momento sentii una forte esplosione e venni investito da un forte colpo. Mi ritrovai qualche tempo dopo su una barella completamente accecato. Ebbi comunque la forza di dire ai compagni che mi avevano raccolto, quale era la mia missione e consegnai il messaggio di cui ero latore perché venisse portato a destinazione.” Durante la convalescenza di circa un mese dove occhio non recupera più la vista, entra a far parte del reparto musicale della Brigata, dove può rinverdire i trascorsi bandistici di Ghiffa. Rientrato in reparto, combatte ancora durante l’offensiva in Estremadura a metà febbraio del 1938 e un mese dopo nel settore di Caspe (Aragona), quando le Brigate Internazionali (con la Garibaldi), richiamate urgentemente al fronte, si svenano nel tentativo vano d’arrestare la violenta offensiva franchista verso il Mediterraneo e nella difficilissima ritirata verso il basso corso dell’Ebro. Partecipa alla conclusiva battaglia dell’Ebro fin quando ritirati dai fronti e smobilitati i pochi superstiti volontari internazionali, non resta altro da fare che attendere il momento per riparare in Francia. Esce dalla Spagna il 7 febbraio del 1939 con gli ultimi volontari smobilitati. Viene internato a Argelès-sur-Mer (Pyrénées Orientales), poi a Gurs (Basses Pyrénées). Riesce a ritornare in libertà grazie all’intervento di un amico, il sindaco socialista di Besançon che ne sollecita il rilascio ed il ritorno. Combattente nella Resistenza francese (data non nota e formazione non identificata di FTP (Francs Tireurs et Partisans), può rientrare a Ghiffa nel 1947. Il 7 agosto del 1979 sposa la cittadina elvetica Marcelle Andrée Haenni. E’ deceduto a Ghiffa il 28 settembre del 1984.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata ad aprile 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio INSMLI – Milano (Fondo Aicvas, busta 34, fascicolo 140), Archives BDIC – Nanterre (MFM 880/37, Brigades Internationales, Fonds 545/ 472), Archivio Istituto Storico Regionale Parri – Bologna