Casnigo Egidio di Andrea e Bernini Delfina, nato a Milano l’8 giugno 1905. Elettrotecnico, comunista. Per parte di madre è cugino di Guido Bernini, che cadrà in Spagna nella battaglia dell’Ebro il 13 settembre 1938 a quota 477 della Sierra Caballs. Fin dal 1929 è iscritto al Partito Comunista d’Italia e, dal 1932 al 1934 è responsabile di uno dei settori organizzativi del Partito in territorio milanese. Il 10 ottobre del 1934, sia per motivi di sicurezza personale che di agibilità politica, ritiene opportuno lasciare l’Italia e lo fa assieme ad Alessandro Vaia, suo futuro comandante in Spagna sul fronte dell’Ebro. I due partono dalla stazione Centrale di Milano e in treno arrivano al confine nella zona di Iselle (Verbano-Cusio-Ossola), da dove passano in Svizzera, accompagnati da una guida. Poi si recano in Francia e raggiungono Parigi. Casnigo rimane nella capitale francese fino al 21 ottobre successivo, dopo di che, su decisione del Centro estero del Partito, è inviato in URSS per frequentare la Scuola Leninista. Nel dicembre del 1936, ritorna a Parigi, si procura un passaporto svizzero, intestato a Giovanni Nesa, col quale pensa di poter rientrare agevolmente in Italia. Assieme al varesino Giuseppe Ossola, raggiunge Lugano, ma la polizia svizzera di frontiera constata la falsità del documento poiché Nesa è un cognome ticinese. Casnigo, dopo essere stato sottoposto a giudizio, è condannato a quattro mesi di detenzione, che sconta nelle locali carceri. Scontata la pena, accompagnato alla frontiera francese perché espulso e ritorna a Parigi. Qui si ferma per circa un mese, finché nel giugno del 1937 si dirige in Spagna e raggiunge Albacete. Arruolatosi nelle Brigate Internazionali col nome di “Roberto Vincenzi” , è inviato a Quintanar de la República con il grado di tenente e con l’incarico di Commissario Politico del Reparto di istruzione dei nuovi volontari in arrivo. Nella stessa località si trova anche Penny Phelps, capo infermiera della delegazione sanitaria britannica, in precedenza facente le funzioni di ufficiale medico presso il Battaglione Garibaldi e tra di loro nasce una relazione sentimentale. Casnigo mantiene quella funzione militare e quel legame fino a quando nel gennaio del 1938 Casnigo è inviato al fronte nei ranghi delle XII Brigata Garibaldi. Inquadrato nel 3. Battaglione 3. Compagnia, partecipa, nel mese successivo, agli scontri militari in Estremadura e, in particolare, a quello di Campillo. Nei primi giorni di marzo del 1938 la XII Brigata Internazionale si trova a Caspe e, il 20 dello stesso mese, quella zona è investita da un formidabile attacco sferrato dai franchisti, che obbliga l’esercito repubblicano, schierato in quel settore, ad una ritirata drammatica, che si conclude solo sulla riva sinistra dell’Ebro intorno alla metà dell’aprile seguente. Sulla riva sinistra del grande fiume catalano, nel processo di riorganizzazione della Brigata, Casnigo è spostato al 4. Battaglione 3. Compagnia come Commissario Politico della stessa. Si ammala di tifo nel luglio del 1938 ed è ricoverato all'ospedale di Mont- Roig del Camp e poi in quello di Valls. Nel settembre dello stesso anno viene mandato in convalescenza a Tarragona, ma dopo pochi giorni raggiunge il comando di Brigata mentre i garibaldini sono impegnati nell’ultima offensiva repubblicana dell’Ebro. Casnigo presente in quegli scontri, non da buona prova di sé, il suo comportamento viene giudicato dal commissario politico di Brigata il bergamasco Emilio Suardi, in termini negativi quanto ad audacia. In seguito, la sorte di Egidio segue quella della Brigata, che è ritirata dal fronte spagnolo per iniziativa del governo Negrin nel settembre del 1938. Smobilitato. ai primi di febbraio del 1939 varca la frontiera francese ed è internato nel Campo di Argelès-sur-Mer e alla metà del 1939 è in quello di Gurs, dove si trovano molti altri reduci antifranchisti di Spagna. Tra gli altri ritrova i “milanesi” Arturo Zappa e Giovanni Mella e l’oriundo bellunese Ferruccio Rech. Nel campo riceve l’inattesa lettera del 26 giugno 1939 dell’infermiera inglese Penny Phelbs, che aveva deciso di sposare e che credeva morta in un bombardamento nel 1938. La Phelbs gli conferma di non averlo dimenticato e di averlo amato in Spagna, come combattente per l’umanità e di amarlo ancora, ma gli annuncia di aver sposato un altro uomo. Casnigo le risponde il primo luglio 1939 con una lettera appassionata: “ Io pensavo che le ferite inflitte al tuo corpo dall’aereo fascista avessero posto fine alla tua vita […] Penny ti sei sposata e hai fatto bene! Non ti rimprovero affatto per questo […]. Nella mia situazione come sarei stato in grado di mantenere la mia promessa? Mi trovo circondato dal filo spinato, senza prospettive di liberazione, senza sapere quando verrò rilasciato e con la certezza che la borghesia, in qualunque paese andrò mi renderà difficile trovare lavoro e inoltre imporrà restrizioni ai miei movimenti, guardandomi con sospetto. Siamo sottoposti a prigionia, persecuzione, disoccupazione perché proseguiremo la nostra lotta e anche se dovremo condurla segretamente, l’unica cosa che ci importa è giungere al momento in cui l’umanità sarà libera dal capitalismo […] Nella lettera mi chiedi di non provare acredine nei confronti di tuo marito, ma quali sono le sue colpe? Come potrei odiare l’uomo che ti ha dato la gioia che io non sono stato capace di darti? […] Sii la sua degna compagna.” Durante la permanenza a Gurs si tenta di arruolare Casnigo a forza nelle compagnie di lavoratori stranieri (CTE) e il suo rifiuto gli procura una detenzione di venti giorni di prigionia. Intorno alla metà del 1940 finisce al duro Campo di concentramento di Vernet d’Ariège. Vi rimane fino a quando, su sua richiesta basata sugli accordi della Commissione Italiana Armistizio con la Francia (CIAF), è consegnato nel settembre del 1941 alle autorità confinarie italiane di Mentone, che provvedono a tradurlo a Milano, dove è rinchiuso nelle carceri di San Vittore. Il 24 ottobre sottoposto a interrogatorio e, inviato alla competente Commissione Provinciale, che, il 20 novembre del 1941, gli commina cinque anni di confino da scontarsi a Ventotene con la motivazione di “combattente antifranchista in Spagna”. Rimesso in libertà il 23 agosto del 1943, rientra a Milano e, dopo l’8 settembre, è attivo nella Resistenza della città, inquadrato come garibaldino nella 113ª Brigata Garibaldi SAP “Martiri di via Tibaldi”, come attesta il comandante della stessa Luigi Maradini “Delio”. Nel dopoguerra milita attivamente nel PCI e ha fatto parte del settore organizzazione del partito. Il 7 novembre 1976, in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola, è tra coloro che ricevono la Medaglia d’Oro da parte del Consiglio Regionale Lombardo. Vive a Milano fino a più di cento anni. Muore a Milano il 31 agosto del 2005.

Battaglia dell'Ebro
Combattimenti sul fronte dell'Estremadura
Battaglia di Sierra Cabals (dal 1938 fino al 1938)
Annotazioni: Scheda biografica compilata sulla base di quella di Augusto Cantaluppi per il suo libro La Ringhera in Spagna, antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola (1926-1939)

Revisore: Lorena Tadini

Revisore: Lorena Tadini

Revisore: Lorena Tadini

Annotazioni: Il 7 novembre 1976, in occasione del 40° anniversario della Guerra di Spagna, viene consegnata a Casnigo Egidio una medaglia d'oro al valore dal consiglio regionale della Lombardia. Gli antifascisti lombardi alla guerra di Spagna : 1936-1939. - [Milano] : Consiglio regionale della Lombardia, stampa 1977. - 54, [8] p. : ill. ; 24 cm. - Sul front.: Celebrazioni del quarantesimo anniversario, Milano, Palazzo Marino, 7 novembre 1976, p. 53.

Revisore: Lorena Tadini