Carta Celestino di Michele e Cocola Michela, nato il 9 maggio 1898 a Priolo (Siracusa). Assistente edile, anarchico. Ancora quattordicenne lascia il paese con la famiglia, per non farvi più ritorno. Trascorso un periodo in Libia a Tripoli a partire dal 1921, trovando impiego come assistente presso l’ufficio opere pubbliche del governo libico e si fa apprezzare per le sue capacità ed attività. Nel 1928 abbandona il lavoro di impiegato per passare ad uno ben più redditizio presso la ditta Ostuni, lavoro che presto perderà per trovarne un altro presso l’ufficio tecnico della stessa città. Inizia a manifestare sentimenti sovversivi, forse influenzato dal fratello Salvatore noto antifascista, ed esercita attività antifascista. Frequenta con assiduità il caffè di proprietà del fratello, noto ritrovo dei sovversivi di Tripoli. E le autorità rilevano il suo abbonamento al giornale antifascista “La Voce Nuova” che si pubblica a Tunisi. E’ in contatto a Tunisi con gli anarchici Giovanni Puggioni, Giovanni Fontana, Luigi Damiani, Antonio Casubolo e Giulio Barresi e svolge propaganda sovversiva. Da questa frequentazione e dalle accese discussioni sulla situazione politica interna ed internazionale scaturisce la determinazione di combattere il fascismo. Abbandona l’impiego presso l’Ufficio Tecnico del Municipio di Tripoli, poi lascia la Libia e si trasferisce con regolare passaporto ad Arussa (Tunisia) dove si stabilisce. Lì incontra e sposa una francese con tre figli, vedova di un avvocato e figlia di un magistrato francese, benestante, che gli darà un figlio. Nel 1936 si reca in Spagna e stando alla testimonianza di Vindice Rabitti, avrebbe fatto parte del 3. scaglione della Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri, aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI. Rientra a Tunisi alla fine del 1937, riprendendo l’attività antifascista. Nella primavera dl 1938 si trasferisce a Gafour nell’interno della Tunisia con l’intento di costituire un “fronte popolare italiano”. Il tentativo di organizzare tale gruppo si scontra con l’indifferenza degli abitanti. Da qui se ne perdono le tracce.