Carenini Bernardo di Giulio e Freddi Maria, nato il 31 dicembre 1906 a Colle di Sogno, frazione di Carenno (Bergamo). Muratore, comunista. Rimasto orfano di madre a pochi anni, il piccolo Bernardo Carenini cresce nella nuova famiglia che il padre si era formato, in tutto quattordici figli. Frequenta la scuola elementare per 4 anni, poi si trasferisce a Milano a lavorare vendendo legna e carbonella. Successivamente entra come operaio alla Siemens, dove si avvicina all’antifascismo, iscrivendosi. nel 1925 al Partito Comunista d’Italia e diventando capo-cellula. Secondo la sorella per sfuggire alle ricerche della polizia, Carenini avrebbe invece assunto l’identità del fratello nato nel 1899. Secondo la testimonianza di Carenini, vive sotto falso nome fino al 1932, quando viene denunciato alla polizia da un parente. E’ costretto quindi a fuggire in Svizzera passando la frontiera nei pressi di Lugano in bicicletta. Arrestato dai gendarmi e liberato nel luglio 1932, si porta a Basilea. Da qui passa in Francia e tenta di ottenere i documenti che gli vengono rifiutati perché privo di passaporto. Si imbarca allora a Marsiglia per Algeria dove lavora come muratore e capomastro presso la ditta Rossi di Philippeville (oggi Skikda). Allo scoppio della guerra civile in Spagna parte tra i primi via mare nel luglio 1936 e l’8 agosto è arruolato nella XIV Brigata sul fronte di Madrid. Successivamente passa alla brigata Garibaldi, dove ottiene il grado di capitano, e combatte fino al ritiro dei volontari internazionali. Rientra in Francia con gli ultimi volontari smobilitati nei primi mesi del 1939, venendo internato nei campi francesi di St. Cyprien e successivamente a Gurs. Dal campo tenta invano di imbarcarsi come rifugiato per il Messico, ma è trasferito nel campo di Argelès-sur-Mer. Evade allora dal campo e nel 1940 entra in Svizzera, dove viene arrestato a Morat. Interrogato a Friburgo il 3 settembre 1940, chiede asilo politico dichiarando di essere disertore e antifascista. In attesa di accertamenti sul suo passato, viene internato nel campo di Witzwil nel Cantone di Berna, da dove scrive una lettera a Mosca al Comitato di assistenza ai rifugiati della Spagna repubblicana, per chiedere di essere accolto in Unione Sovietica. Il 17 giugno 1941 è trasferito nel campo di Thalheim nel Cantone di Zurigo ed infine il 20 marzo 1942 nel campo di lavoro di Gordola nel Canton Ticino, in attesa di essere istradato in Italia. Nella notte del 27 agosto 1943, fugge dal campo con il comunista lombardo Mario Sangiorgio, torna in Italia a Erna (Lecco). Dopo l’armistizio il 10 settembre 1943, insieme a Gaetano Invernizzi, responsabile del Partito Comunista dell’organizzazione partigiana di zona e Angelo Rovagnati, raduna 130 soldati sbandati, ex prigionieri di guerra, operai di Sesto San Giovanni (Milano) e dissidenti socialisti e comunisti, dando vita alla formazione “Carlo Pisacane” (successivamente definita Brigata), uno dei primi nuclei di Resistenza partigiana, caratterizzata da una strategia offensiva e non solo difensiva. La formazione è armata di 4 mitragliatrici pesanti, 12 fucili, 72 fucili e moschetti, 25 pistole, 4 mitra. Carenini con nome di battaglia “Renato” è nominato comandante e Invernizzi commissario politico. La formazione Pisacane esegue con successo diverse azioni di sabotaggio in zona, volte soprattutto ad interrompere la fornitura elettrica alle fabbriche di armi per i tedeschi. Come reazione viene organizzato dai tedeschi un rastrellamento sui Piani d’Erna (Lecco), il 19, 20 e 21 ottobre 1943. La Pisacane riesce a fronteggiare l’attacco rallentando i nemici, consentendo al grosso delle forze di porsi in salvo, prima di fuggire nella Bergamasca, lasciando alcuni caduti sul campo e diversi prigionieri. La “Pisacane” continuerà la sua attività per alcuni mesi nella Bergamasca, per poi essere sciolta ed i componenti passeranno ad altre formazioni partigiane. Carenini rientra a Milano per riprendere i contatti con il CLN e il 22 dicembre 1943 è catturato a Milano, sembra denunciato da una donna di Colle di Sogno, e incarcerato a San Vittore, matricola 1023, cella 122. Il 27 aprile 1944 è trasferito nel campo di smistamento di Fossoli (Modena). Il giorno 11 luglio 1944 è incluso nella lista dei 71 internati politici che all’indomani mattina avrebbero dovuto essere fucilati nel poligono di tiro a segno di Cibeno di Carpi, ma grazie all’intervento del maresciallo delle SS Hans Hage, Carenini è tolto dalla lista, per l’abilità che aveva dimostrato come capomastro e che lo rende indispensabile. Alla chiusura del campo di Fossoli a fine luglio 1944, Carenini è portato a nel campo di Gries (Bolzano ed infine tradotto in Austria nel campo di Mauthausen col Trasporto 74. Arriva il 7 agosto 1944 ed è immatricolato come muratore col numero 82313. Il 17 agosto è trasferito al sottocampo di Linz III, per rientrare ancora a Mauthausen il 21 dicembre quando è ricoverato in infermeria dove rimane fino al 2 gennaio. Dimesso, rimane nel campo senza un incarico specifico, fino alla Liberazione da parte degli Alleati il 5 maggio 1945. Rientrato in Italia nel dopoguerra si stabilisce a Milano, trovando impiego alla Edison. L’8 settembre 1945 presenta una richiesta di riconoscimento della formazione partigiana “Pisacane” con un dettagliato resoconto dell’attività del gruppo e i nomi di molti appartenenti, all’Ufficio stralcio di Lecco 5, presieduto dal Colonnello Umberto Morandi (Lario). In quel periodo si allontana progressivamente dal Partito Comunista. Nel 1946, dopo un periodo trascorso a Chiavari (Genova), va a convivere con la compagna a Trecate in provincia di Novara, dove lavora come operaio. Mantiene comunque contatti con gli ex militanti antifascisti della guerra di Spagna tramite l’AICVAS. Muore a Trecate (Novara) il 12 maggio 1991.

Annotazioni: La data e la località di morte sono state gentilmente fornite da Giorgio Mangini. La scheda biografica è stata integrata con le informazioni sul volontario gentilmente fornite da Franco Meroni e quelle contenute nel sito della 55. Brigata Fratelli Rosselli http://www.55rosselli.it/documenti/pdf/documenti%20pisacane/appunticarlopisacane.pdf URL consultata il 15 gennaio 2023